Todaro Jr dal gup: le pratiche? Avevo dei superiori. Il nonno boss? L’ho visto solo una volta

MANTOVA Ha escluso ogni tipo di rapporto con associazioni criminali, e respinto le accuse che gli vengono contestate. L’unica cosa che alla fine Giuseppe Todaro non ha potuto negare è stata la sua parentela diretta con il boss cutrese Totò Dragone, capo dell’omonima cosca, particolare questo sul quale si è soffermato a lungo il Pubblico Ministero del processo Sisma sul presunto intreccio tra ‘ndrangheta e affidamento dei lavori per il dopo-terremoto nel Mantovano. Al contrario di suo padre Raffaele Todaro, che non si è sottoposto ad alcun esame nel processo con rito abbreviato che si sta celebrando davanti al gup di Brescia, Todaro junior ieri ha parlato per circa quattro ore e mezza. Durante tutto quel tempo, l’architetto Giuseppe Todaro, al quale viene contestata l’aggravante di avere agevolato un’associazione a delinquere di stampo mafioso, ha spiegato davanti al gup e al Pm della Dda di Brescia, il suo ruolo di gestore delle pratiche per i fondi post-sisma, e lo avrebbe fatto in modo “esaustivo” secondo la difesa, dicendo di non avere mai imposto alcuna ditta per i lavori post-sisma ma al massimo di avere suggerito qualche nome a chi glieli chiedeva, e che aveva dei superiori cui spettava l’ultima decisione. Todaro, attualmente agli arresti domiciliari, ha anche escluso ogni tipo di rapporto con associazioni criminali in generale e con la ‘ndrangheta in particolare, nonostante la sua stretta parentela con la famiglia Dragone, visto che il fu Totò Dragone era suo nonno. Il nipote avrebbe continuato ad essere “esaustivo” fermo restando che uno i parenti non se li può scegliere, spiegando di avere visto suo nonno solo una volta prima che lo ammazzassero. Secondo gli inquirenti proprio i parenti calabresi avevano messo le mani sui lavori post sisma nella provincia di Mantova, e sotto la lente della Dda di Brescia erano così finiti a suo tempo Giuseppe Todaro, 37enne residente a Reggiolo e suo padre Raffaele Todaro, 61 anni, ritenuti al centro dell’ipotizzato giro di corruzione legato all’affidamento degli interventi edilizi alle imprese. In particolare l’architetto Giuseppe, fino al 2021 tecnico esterno incaricato di istruire le pratiche per la ricostruzione di edifici privati in alcuni comuni del cratere sismico virgiliano, è accusato di aver messo in piedi un sistema corruttivo per facilitare la concessione di contributi pubblici destinati al ripristino degli immobili. Inoltre a carico di Todaro junior figurano accuse di estorsione, con l’aggravante del 416 bis. Ieri il 37enne ha parlato per 4 ore e mezza, resta da capire se sono bastate a convincere il giudice della sua dichiarata estraneità ai fatti contestati. Il prossimo 20 novembre inizia la discussione del processo.