MANTOVA Il caso Kaufmann, ossia l’ossessione per l’inquinamento della razza. O razzismo. O, ancora, nazismo e fascismo. I vocaboli sono diversi ma fanno tutti riferimento alle discriminazioni razziali. E di queste racconta l’autore Giovanni Grasso attraverso il suo romanzo, tratto da un storia vera, accaduta nella Germania hitleriana, libro presentato ieri a Palazzo Soardi durante un incontro introdotto dal sindaco Mattia Palazzi, presentato dal giornalista Paolo Boldrini e curato dal portavoce parlamentare Antonio Ivan Bellantoni.
Lehmann Kaufmann, il protagonista della storia, riceve una lettera da un amico che gli chiede di occuparsi della figlia, la quale desidera trasferirsi a Norimberga per fare la fotografa. Tra i due si instarua un rapporto di forte affetto, anche di amore, che resta sempre ideale. Lui è ebreo, lei, secondo le schedature dell’epoca, di razza ariana. E ben presto si insinua il dubbio che tra i due ci sia una relazione, allora proibita, appunto per preservare pura la razza ariana.
Giovanni Grasso, scrittore, autore televisivo, consigliere per la stampa e la comunicazione e direttore dell’ufficio stampa della Presidenza della Repubblica, narra la desolante vicenda basandosi sulle originali fasi processuali, mentre lascia la parte romanzata ai pensieri e ai dialoghi dei protagonisti, oltre che ai personaggi di contorno, che contribuiscono a delineare la relazione tra il maturo Kaufmann e la giovane Irene, attraverso le personali versioni, più o meno viziate, della realtà. Così anche un mazzo di fiori diventa prova scatenante del presunto rapporto illecito tra i due.
Dopo l’intervento di un primo giudice, che chiude la faccenda con una assoluzione, un secondo magistrato, presidente del tribunale speciale, entra di prepotenza nella vicenda, portandola a un tragico epilogo.
Un dramma personale nel dramma globale del nazzismo, una storia di intolleranza e di ossessione che sempre si ripete in qualche luogo del mondo. Ilpref