Via al bilancio consuntivo: opere pubbliche e progetti tutti in fase di ultimazione

MANTOVA Il punto di partenza è il Dup, ossia il documento unico di programmazione della giunta di Mattia Palazzi che data – più o meno modificato – dal 2020, anno di inizio del suo secondo mandato in via Roma. Oggi è possibile fare il punto sullo stato di avanzamento delle progettualità messe allora sulla carta per tradursi in opere come è possibile vedere dagli allegati al consuntivo del bilancio 2023 appena licenziato dalla giunta, e che dopo il transito in commissione passerà al consiglio per l’approvazione definitiva.
Due i dati che emergono a prima vista dai tabulati: gran parte di quelle opere e progetti viaggia verso la conclusione nel rispetto delle tempistiche stimate, e molti interventi si sono resi possibili facendo ricorso a ciò che nella politica dell’assessore al bilancio, il vicesindaco Giovanni Buvoli, sinora era stato pressoché evitato, ossia l’indebitamento. Le accensioni di mutui non si ripercuotono molto negativamente sulle casse comunali, essendo ampio il margine di indebitamento consentito dalla legge a Mantova, che da un quindicennio circa ha dimostrato una gestione contabile definita “virtuosa”.
Alcune voci dimostrano addirittura la realizzazione delle opere o dei progetti con anticipo sui tempi previsionali; altre invece stentano a procedere. Per esempio, la riqualificazione del centro storico (corso Umberto, piazza Cavallotti, via Mori, via Verdi, e tutte le vie in acciottolato) da completarsi entro il 2025, ad oggi è stimata ferma al 30%. Poco di più, al 40%, è invece l’abbattimento o recupero dei cosiddetti “magoni”, molti dei quali hanno richiesto pratiche di acquisizione lunghe e laboriose. E ancora fermo al 60% il programmato intervento di illuminazione dei parchi da completarsi entro il 2025.
Per converso, è in forte anticipo sui tempi il piano quinquennale per aumentare sicurezza e riqualificazione di strade nei quartieri, già completato con due anni di anticipo. E al 98% è stimato il recupero di beni artistici, fra cui il Palazzo del Podestà che, recita la relativa didascalia “rappresenta l’emblema di questo recupero”. Va persino fuori della scala del 100 percentuale il piano di installazione delle telecamere di videosorveglianza, mentre langue al 45% il piano di incrocio-dati con le banche per individuare le attività sospette. Altre missioni, come quella di affrontare la crisi edilizia, non è nemmeno partito, risultando a tutt’oggi volutamente fermo allo 0%: ma la politica dichiarata dell’ente è quella di contenere ulteriore consumo di suolo.