PARMA I Lombardi alla prima Crociata è l’opera inaugurale del XXIII Festival Verdi giovedì 21 settembre 2023, ore 20.00, al Teatro Regio di Parma (repliche venerdì 29 settembre, sabato 7 ottobre, ore 20.00, e domenica 15 ottobre 2023, ore 15.30), dove torna dopo 14 anni nel nuovo allestimento affidato alla regia di Pier Luigi Pizzi che firma anche le scene, i costumi, i video, con le luci di Massimo Gasparon, le coreografie di Marco Berriel. Francesco Lanzillotta, per la prima volta al Teatro Regio di Parma e al Festival Verdi, sul podio della Filarmonica Arturo Toscanini, dell’Orchestra Giovanile della Via Emilia, che eseguirà le parti in scena e del Coro del Teatro Regio di Parma preparato da Martino Faggiani, dirige l’opera nell’edizione critica della partitura curata da David R. B. Kimbell (in preparazione per The University of Chicago Press e Casa Ricordi), presentata per la prima volta a Parma. Il cast vede protagonisti Antonio Corianò (Arvino), Michele Pertusi (Pagano), Giulia Mazzola (Viclinda), Lidia Fridman (al debutto nel ruolo di Giselda), Luca Dall’Amico (Pirro), William Corrò/Lorenzo Mazzucchelli (15)(Acciano), Antonio Poli (Oronte), e gli allievi dell’Accademia Verdiana Zizhao Chen (Un Priore) e Galina Ovchinnikova (Sofia). Violino solista Mihaela Costea
Composto sull’onda del trionfo riscosso da Nabucco, il quarto melodramma del catalogo verdiano è ispirato al poema epico in quindici canti scritto da Tommaso Grossi pubblicato nel 1826, ammirato anche da Alessandro Manzoni. Il libretto di Temistocle Solera scandisce l’azione in quattro parti, ognuna con un proprio titolo – La vendetta, L’uomo della caverna, La conversione, Il Santo Sepolcro – a dare un’affascinante dimensione epica al melodramma. Alla sera della prima, l’11 febbraio 1843 al Teatro alla Scala, la nuova opera venne accolta con entusiasmo dal pubblico, rendendo così inarrestabile la carriera in ascesa di Verdi.
“La mia regia dei Lombardi – dichiara Pier Luigi Pizzi – parte da un presupposto, che sembra ovvio, ma non lo è. La partitura. Sì, proprio quello che Verdi ha veramente scritto, come scopro nella revisione critica curata da David Kimbell, di cui ho a lungo discusso con Francesco Izzo e ovviamente col direttore Francesco Lanzillotta. In troppe occasioni mi è capitato, in anni recenti, di assistere indignato a esecuzioni in cui la musica è ridotta al basso livello della colonna sonora, di un modesto film, senza particolare interesse. Per me, di formazione architetto, tutto si regge, al contrario, rigorosamente sulla struttura musicale del compositore. Sulle sue idee, fondamentali specialmente in un’opera come questa, che appartiene ai suoi anni giovanili, anni di instancabile ricerca. A torto si giudica I Lombardi come il seguito di Nabucco, approfittando dell’ondata di indiscutibile successo dopo il debutto scaligero. È invece un’opera per molte ragioni sperimentale, dove Verdi si rimette continuamente in gioco con nuove proposte, a scapito talvolta della drammaturgia, che risulta episodica, frammentaria, piuttosto scoordinata. Mi ha colpito per esempio, l’uso straordinario di un violino suonato sulla scena, in un lungo intervento solistico, come si trattasse di un personaggio vivo. La regia prende forma forse proprio da qui. Da questo personaggio particolare, la cui presenza chiede per forza una motivazione e porta a riflessioni e conclusioni che diventano in qualche modo la chiave di lettura di un progetto, dove la musica è sempre in primo piano. Non spiego qui il meccanismo che ho inteso mettere in atto. Se si capirà, come spero, avremo fatto un giusto percorso interpretativo, in caso contrario non ci sarà bisogno di un processo alle intenzioni”.