ALTO MANTOVANO L’epidemia di polmonite che ha colpito la Bassa Bresciana e l’Alto Mantovano tra fine estate e inizio autunno dello scorso anno potrebbe essere state provocata dalle acque del Chiese e poi amplificata su tutto il territorio dalle torri di raffreddamento di diverse aziende della zona. Sarebbero questi i primi risultati degli studi finora condotti sull’epidemia stessa e sui batteri che hanno provocato l’ondata di contagio.
Tra fine estate e inizio autunno, infatti, anche a causa delle elevate temperature di quel periodo, il fiume sarebbe diventato una sorta di poltiglia nella quale i batteri avrebbero prolificato senza particolari problemi. Dal canto loro, invece, diverse aziende della zona, non a conoscenza delle condizioni igienico-sanitarie del fiume, avrebbero usato le acque del Chiese, contaminate dai germi, per il raffreddamento delle torri industriali. Andando quindi a creare su tutta la zona una sorta di enorme vaporizzazione di acqua contaminata che ha portato al contagio di centinaia di persone e al decesso di sette di queste. In buona sostanza, dagli studi fin qui condotti dall’Istituto superiore di sanità, sarebbe emersa una correlazione tra le acque del Chiese e la legionella pneumophila sierogruppo 2, i cui batteri sarebbero stati trovati nel fiume a Carpenedolo, Montichiari e Remedello, tutti comuni della Bassa Bresciana al confine con il Mantovano dove si sono verificati un gran numero di casi di polmonite e alcuni, invece, di legionella.
Gli studi sono ancora in corso e non si sono ancora conclusi, ma dalle prime risultanze insomma pare che il principale vettore dell’epidemia di polmonite sia stato proprio il fiume Chiese abbinato in un secondo momento al lavoro delle torri di raffreddamento di alcune aziende della zona. Proprio sul Chiese e sulle torri di raffreddamento già nei giorni di boom della malattia si erano concentrati i sospetti. A studi ancora non del tutto conclusi, insomma, pare che si possa iniziare a tirare qualche somma.
Nel frattempo proprio sulle acque del Chiese si sta concentrando parte del lavoro che il podista e ambientalista Carmine Piccolo sta svolgendo in questo periodo. Piccolo infatti sta incontrando parecchi sindaci della zona della Bassa Bresciana e dell’Alto Mantovano con l’obiettivo di sensibilizzare gli amministratori pubblici sul tema dell’inquinamento e dell’utilizzo delle acque del Chiese. Non solo. La sua operazione si focalizza anche sulla richiesta, a tutti gli amministratori della zona, di introdurre regolamenti sull’uso e sullo spandimento in agricoltura di fanghi, digestati e prodotti simili. Solamente la scorsa settimana il podista, che di professione è docente di scuola superiore, ha incontrato lo stesso giorno il sindaco di Asola Raffaele Favalli, il suo vice Giorgio Grandi e l’amministrazione comunale di Carpenedolo. Risale invece a qualche giorno fa l’incontro con il prefetto di Brescia, al quale ha sottoposto le stesse questioni e le stesse richieste avanzate anche ai sindaci della zona tra Bassa Bresciana e Alto Mantovano.
“Dal Chiese il boom di polmoniti” Ecco i primi risultati delle analisi
"Il fiume vettore del batterio poi vaporizzato dalle torri industriali”