Nuovo depuratore del Garda, la Provincia chiede di partecipare alla conferenza di servizi

depuratore

MANTOVA La Provincia di Mantova ha chiesto ufficialmente di partecipare ai lavori della Conferenza di servizi per l’approvazione del progetto di fattibilità tecnica ed economica del sistema di collettamento e depurazione a servizio della sponda bresciana del Lago di Garda. “Venuti informalmente a sapere della convocazione della Conferenza per la fine del mese di settembre – spiega il vice presidente dell’ente di Palazzo di Bagno Paolo Galeotti – abbiamo inviato una lettera al Presidente dell’Ufficio d’Ambito di Brescia in cui domandiamo di essere convocati in quanto con la realizzazione dei nuovi impianti di depurazione sovracomunali, gli scarichi potranno avere effetti rilevanti sui confinanti territori mantovani”.

Il numero due di Palazzo di Bagno nei giorni scorsi, con il direttore di Ato Mantova Francesco Peri e il responsabile del servizio Acque suolo e Protezione civile della Provincia Sandro Bellini, ha anche incontrato i Sindaci di Asola, Canneto sull’Oglio, Casalmoro e Acquanegra sul Chiese, i comuni virgiliani attraversati dal Chiese per iniziare a ragionare insieme sul futuro di questo corso d’acqua.

“Voglio continuare a condividere con loro gli orientamenti e le decisioni da adottare in vista della realizzazione del nuovo depuratore del Garda – prosegue Galeotti -. E’ mia intenzione convocare un incontro anche con le amministrazioni degli altri Comuni dell’alto mantovano che hanno condiviso la scelta della Provincia di chiedere di partecipare alla conferenza di servizi e ci hanno individuati come rappresentanti e portatori delle istanze del territorio”.

Galeotti, con i Sindaci, ha condiviso la necessità di affrontare anche nel contesto della conferenza di Servizi il tema della rigenerazione del Chiese. “Noi agiamo in una logica di difesa del fiume non solo per la sua conservazione, ma anche, e soprattutto, per la sua rigenerazione e valorizzazione. Il Chiese soffre già adesso per carenza di acqua, per gli scarichi del bresciano che sfuggono al depuratore, perché non ha un minimo di deflusso vitale e per le problematiche inerenti la gestione dell’acqua del lago d’Idro. Quella che sosteniamo insomma, è una tutela del Chiese per la sua rigenerazione che va oltre la conservazione dello stato attuale del fiume. Non dobbiamo tenere questo corso d’acqua sotto una campana di vetro ma pensare al suo futuro, arrivando magari anche ad un Contratto di fiume”.