Atletica – L’emozione di Jacobs e Desalu sul podio a Tokyo

TOKYO Mano sul cuore e medaglia d’oro al collo alla cerimonia di premiazione per il quartetto azzurro che ha conquistato il gradino più alto del podio nella staffetta 4×100 ai Giochi olimpici di Tokyo. Lorenzo Patta, Marcell Jacobs, Eseosa Fausto Desalu e Filippo Tortu hanno cantato assieme l’Inno nazionale mentre sventolava il Tricolore all’Olympic Stadium. «Abbiamo fatto qualcosa di straordinario, non c’è Messi, Ronaldo o Lukaku che tengano”: parola di Fausto Desalu, classe 1994 da Casalmaggiore, ma cresciuto fino a 17 anni a Breda Cisoni (Sabbioneta). «Al Villaggio siamo stati accolti come degli eroi – racconta l’azzurro, terzo frazionista – Ringrazio i compagni che sono stati svegli fino a tardi per abbracciarci e scambiare qualche battuta con noi. Quest’oro renderà molto felice mia mamma, è un emozione indescrivibile che ancora adesso non riesco a spiegare». Anche perché, come giustamente sintetizza Filippo Tortu, “come puoi spiegare un miracolo?”. Continua “Faustino”, come lo chiamano tutti: «Ora sto comprendendo tutto quello che mia mamma ha fatto per me e anche quei no che mi diceva perché c’erano altre priorità. Adesso non posso che dirle grazie e sdebitarmi con lei che mi ha insegnato i valori veri della vita, come il duro lavoro». La mamma di Desalu, di origine nigeriana, l’ha cresciuto da sola. Ora lavora come badante in una famiglia di Parma con la quale venerdì ha visto in tv la gara del figlio a Tokyo. Dopo la premiazione, ai microfoni di Raisport, Fausto ha dichiarato: «Sono contento per il nostro risultato, abbiamo fatto qualcosa di leggendario che devo ancora realizzare. Anche io come Marcell dormirò con la medaglia vinta».
Marcell Jacobs si gode il secondo oro, dopo quello dei 100 metri. Nato a El Paso in Texas, da padre americano e madre (Viviana Masini) di Castiglione delle Stiviere, invita le famiglie e i giovani a puntare sull’atletica: «Genitori, adesso portate i ragazzi a fare atletica. E’ uno sport che insegna tanto, soprattutto non bisogna mai arrendersi. Spero che il movimento riparta alla grandissima a settembre, con il rientro di tanti giovani nei campi d’atletica. E io spero di essere d’esempio per loro. Sul podio abbiamo urlato. Ci siamo divertiti tanto lì sopra, abbiamo fatto qualcosa di grandioso e dobbiamo godercelo».