MANTOVA La strigliata del presidente del Mantova Filippo Piccoli ha già suscitato un primo effetto: l’applauso dei tifosi biancorossi. O almeno della stragrande maggioranza di essi. Lo si evince dai famigerati social, spesso teatro dei commenti più triviali e provocatori, ma che restano comunque un termometro attendibile dell’umore della piazza. Salvo rare eccezioni, il comunicato del numero uno di viale Te è stato accolto positivamente dalla tifoseria virgiliana. Un segnale forte, quello che ci voleva per dare una scossa a tutti: giocatori, allenatore, dirigenti. In realtà, Piccoli è sempre stato vicino alla squadra: presente a tutte le partite e anche agli allenamenti al Sinergy Center quando gli impegni glielo consentono, oltre che in contatto pressochè quotidiano col dt Christian Botturi e mister Davide Possanzini. Ma la piazza voleva una presa di posizione pubblica, e tant’è.
Qualche passaggio del lungo comunicato vergato dal patron è stato interpretato in maniera discordante dai tifosi. Uno su tutti, quello sulla posizione di Possanzini. C’è chi, nelle frasi «il tempo delle giustificazioni è finito» e «la prossima gara casalinga contro il Sudtirol diventa determinante», ha letto una sorta di ultimatum all’allenatore. In realtà Piccoli ha lanciato anche segnali (molto più chiari) di rinnovata fiducia al «progetto tecnico che tante soddisfazioni ci ha regalato lo scorso anno». Ha affermato che «dare continuità» a questo progetto «resta il percorso non solo più logico, ma anche più intelligente da portare avanti». Aggiungendo: «La fiducia che ripongo nel gruppo di lavoro che anima, oggi come ieri, il Mantova 1911 resta immutata». Insomma, in attesa che lo stesso Piccoli chiarisca meglio il suo pensiero nella conferenza stampa programmata per venerdì (due interventi in cinque giorni, alla faccia di chi gli rimproverava di “essere sparito”!), la sensazione è che Possanzini resti ben saldo sulla panchina biancorossa. Piuttosto, corre voce che il vero rimpianto del presidente sia per lo scarno mercato di gennaio. Ma, anche in questo caso, si è trattato di una scelta condivisa con Botturi (e lo stesso Possanzini) e accettata da Piccoli. Scelta irreversibile e a cui sarebbe meglio non pensare più.
Dove il presidente biancorosso è stato chiarissimo è stato nel togliere qualsiasi alibi a tutti. «In questo momento – ha scritto – ognuno di noi deve assumersi le proprie responsabilità». Un avviso ai naviganti, che sembra avere come primo destinatario chi scende in campo, ovvero i calciatori. Se Possanzini ha il dovere di metterli nelle migliori condizioni di esprimersi, anche cambiando per l’ennesima volta modulo (si parla di un probabile ritorno al 4-2-3-1 o addirittura al 4-3-3 dello scorso anno), i giocatori sono obbligati a dare di più. Non tanto a livello tecnico (ognuno fa i conti con le qualità che si ritrova), quanto a livello di attenzione, agonismo, spirito di sacrificio. Emblematica la partita di Pisa: la squadra che aveva chiuso 1-1 il primo tempo esibendo una discreta personalità, si è squagliata nella ripresa con disarmante arrendevolezza. Questa metamorfosi non può che portare dritti in C. «Andare oltre i propri limiti»: questo chiede spesso Possanzini ai suoi giocatori. Dalle parole ai fatti. Talvolta è il passo più lungo, stavolta è semplicemente obbligato.