Aziende partecipate, e scoppia il “caso” degli stipendi d’oro

MANTOVA  Pochi giorni ancora e per il vaglio e il voto consiliare passerà anche la pratica del nuovo statuto dell’Aspef che, fra i vari punti di novità, comporterà la possibilità di portare l’indennità del presidente alla metà di quanto percepito dal sindaco che lo nomina. Tradotto in soldoni, la figura più rappresentativa che operativa dell’azienda speciale del Comune, deputata all’assistenza di famiglie e persone, potrà elevare i propri compensi mensili sino a 4.800 euro lordi.
Tanto avviene in grazia del provvedimento legislativo varato dal governo Draghi in limine mortis, quando agli stessi sindaci di capoluogo è stato concesso di portare la propria indennità di carica sino a un massimo di 9.660 euro mensili entro il gennaio 2024 – ma qualcuno lo ha fatto da subito, compreso il presidente della provincia Carlo Bottani, mentre il primo cittadino Mattia Palazzi ha optato per un passaggio graduale.
Sta di fatto che la prospettiva è quella di trovare cariche pressoché virtuali di nomina politica fruire di assegni spropositate per le responsabilità assunte, dal momento che gli stessi dirigenti delle aziende partecipate che presiedono (e questi sì davvero operativi) percepiscono o meno o il pari. Da qui le inevitabili rimostranze non solo politiche.
Conti alla mano, se nella seduta di mercoledì prossimo dovesse passare (e passerà) il nuovo statuto dell’Aspef, si aprirebbe la strada a quella che non impropriamente è detta riforma dei “posti d’oro”.
In tal caso, il presidente dell’Aspef Filippo Genovesi verrà a percepire la metà del sindaco, che a regime, dal gennaio 2024, sarà di 9.660 euro.
Una cifra addirittura superiore a quella attualmente percepita dal presidente della multiutility Tea, Massimiliano Ghizzi, che è poco superiore ai 30mila euro lordi all’anno, ma con ben più articolata struttura in carico.
A scendere, il presidente Aster e amministratore unico Michele Chiodarelli percepisce circa 15mila euro lordi annui, sino ad arrivare alle cariche del tutto onorifiche, come quella del presidente della Fum, la fondazione universitaria, Paolo Gianolio, gratificato da zero euro, così come pure la presidente della fondazione Monsignor Mazzali, Mara Gazzoni.
«Dunque, un emolumento sproporzionato, visti quelli che saranno gli impegni, e visto che il presidente dell’Aspef non ha un potere gestionale, ma solo un potere di indirizzo che dipende sia dalla giunta che dal consiglio comunale che approva i bilanci di previsione e quelli consuntivi», stigmatizza il capogruppo consiliare di Forza Italia Pier Luigi Baschieri. Che sconsolato conclude: «Questa volta hanno davvero esagerato».