Caldo record, la proposta degli esercenti lombardi: saldi a febbraio

MANTOVA  Non ci sono più le mezze stagioni. Una frase che da luogo comune è diventata un dato di fatto. Ne sanno qualcosa i negozianti del settore abbigliamento che in questo “ottobre più caldo di sempre” hanno visto andare a picco le vendite al punto da chiedere che i prossimi saldi invernali vengano posticipati a febbraio. A porre la questione è la Federazione italiana settore moda per Confesercenti della Lombardia Orientale, che ha svolto un sondaggio sull’andamento dei saldi estivi, che ha messo in evidenza come il settore dell’abbigliamento stia registrando difficoltà più serie e strutturate rispetto agli anni passati. All’indagine hanno risposto 117 imprese del settore moda (prevalentemente abbigliamento, seguito da intimo e calzature) delle province di Mantova, Brescia e Cremona. I risultati evidenziano uno scontrino medio di 120 euro e uno sconto medio applicato del 35%. Il 77% dei partecipanti si trova in centro storico e il 23% in periferia. Stando a quanto sostiene il 73% dei partecipanti al sondaggio, rispetto al 2022 il fatturato dei saldi estivi è diminuito, mentre per il 15% è immutato e per il 12% è aumentato. La variazione rispetto all’anno precedente ammonta al -10% per il 23% dei partecipanti, arrivando al -20% per il 19% delle imprese coinvolte nel sondaggio. Rispetto al 2022 il periodo antecedente i saldi estivi ha registrato una flessione degli affari (per il 58% dei rispondenti) compresa tra il 15 e il 30%. Il 30% lo ritiene immutato, mentre il 12% ha registrato un aumento. I negozi di abbigliamento, calzature e tessili della regione continuano a sparire. Sempre secondo il sondaggio, tra il 2013 ed il 2023 ne se ne sono persi quasi 3600. Nei primi sei mesi dell’anno il rapporto tra imprese che nascono e imprese che cessano è anche peggiorato: per ogni negozio di moda che ha aperto, ne sono stati chiusi quattro. Da settimane si possono osservare nelle vetrine capi autunnali e invernali, ma finché la colonnina del termometro del termometro è rimasta stazionaria attorno ai 20 gradi, se non oltre, a ben pochi è venuto in mente di entrare in negozio per acquistare, fanno notare gli esercenti. Le bizze del clima sono alla base della preoccupante situazione che tantissimi commercianti si stanno trovando a vivere: il settore dell’abbigliamento si basa, infatti, sul meccanismo degli ordini anticipati. I negozianti ordinano dai 6 mesi a un anno prima. In queste condizioni il rischio è che si dimezzino di fatto gli ordini.