Droga dal Pontino a Mantova: a processo il cartello dei “traqueteros”

MANTOVA Furono accusati – quando scattò l’operazione il 24 settembre 2021 – di aver trasferito per conto della camorra ingenti quantitativi di droga sul territorio del sud pontino e, più precisamente a Formia e a Minturno. Ora dovranno affrontare il processo le 13 persone coinvolte nell’inchiesta della Guardia di Finanza “Traqueteros”. Il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Roma Corrado Fasanella, ha chiesto ed ottenuto il rinvio a giudizio per gli indagati nei cui confronti vengono evidenziati ben 43 capi d’imputazione relativi ad altrettanti episodi di trasporto e spaccio. Tre indagati, tutti originari di Napoli, verranno giudicati con rito abbreviato in programma il 30 settembre prossimo, mentre gli altri 10 affronteranno il processo con rito ordinario innanzi davanti al Tribunale di Cassino in composizione collegiale. Secondo gli inquirenti i componenti di quest’organizzazione avrebbero gestito, indirettamente per conto della camorra, il trasporto e lo spaccio di sostanze stupefacenti non solo nel sud pontino ma anche nel casertano – da cui partiva la droga per il sud pontino due tre volte la settimana – a Mantova, Teramo, Isernia, Roma e Napoli. Nello specifico sei persone erano finite in carcere, quattro agli arresti domiciliari. Le indagini furono figlie dell’inchiesta “Touch & Go” dei carabinieri della compagnia di Formia e, riferite agli anni 2019 e 2020, evidenziarono come alla testa di questa organizzazione ci fosse, nonostante fosse recluso dal 1 aprile 2021, Domenico Scotto, collegato a due clan dominanti nel quartiere napoletano di Secondigliano. L’operazione “Traqueteros” appurò come il gruppo criminale continuasse ad operare dopo gli arresti dei carabinieri. Aveva infatti allestito due base operative a Formia e a Scauri dove gestiva lo spaccio di ingenti quantitativi di cocaina, hashish e crack provenienti dalla confinante Campania attraverso una rete di pusher. Oltre a spacciare – secondo gli inquirenti – gli indagati avrebbero assolto anche ai ruoli di far affermare con la violenza il gruppo sul territorio del Golfo, eliminando ogni forma di concorrenza, e di recuperare i debiti accumulati da numerosi assuntori. L’attività delle Fiamme Gialle arricchì il proprio quadro probatorio con il sequestro di 877 grammi di cocaina, di 145 di crack, di quattro chili e duecento grammi di hashish e di una pistola calibro 7,65 che, secondo gli inquirenti, sarebbe servita per intimidire i clienti morosi.