Rilancio culturale della città Palazzo San Sebastiano piccolo Louvre di Mantova

MANTOVA – I numeri nudi e crudi dicono che le presenze in palazzo San Sebastiano sono in crescita. Tuttavia ancora ben al di sotto dei ticket staccati a Palazzo Te. Nell’ultima domenica, il 30 maggio, il polo museale civico ha registrato 239 ingressi contro gli 878 di Palazzo Te. Cifre in linea con l’andamento degli anni pre-pandemia, ma ancora troppo bassi rispetto alle attese di un museo che, nelle mire dell’amministrazione (e non solo della presente giunta), avrebbe le potenzialità per essere considerato un “piccolo Louvre”.
Una sparata? Non proprio. il museo di San Sebastiano, ospitato nella dimora vera dei signori di Mantova, a partire da Federico Gonzaga, raccoglie testimonianze artistiche di prim’ordine che vanno dall’antichità alla contemporaneità. Ancora ieri la giunta di  Mattia Palazzi deliberava la sistemazione strutturale dell’edificio. L’intervento sulle coperture del palazzo di largo 24 Maggio si rende necessario per lo stato di degrado del Museo della Città verificato in occasione di un sopralluogo da parte dell’amministrazione stessa compiuto alcuni mesi fa, realizzando al tempo stesso un’opera di efficientamento energetico. L’investimento complessivo sarà di 130mila euro, interamente finanziati da un fondo ministeriale, e i lavori, che partiranno tra un mese e mezzo, prevedendo un cantiere della durata di circa 40 giorni; lavori che comunque non influiranno sull’offerta culturale del palazzo programmata in quel periodo.
Già l’amministrazione aveva previsto negli anni scorsi costi importanti per gli allestimenti, che riguarderanno un ripensamento complessivo del museo; al quale saranno conferite opere e oggetti che spazieranno dall’antichità sino alla modernità.
L’intenzione dell’amministrazione è infatti di rendere visibili in modo permanente le varie collezioni oggi ospitate a Palazzo Te, ma visitabili solo su appuntamento e comunque con varie limitazioni. Parliamo della collezione Acerbi di reperti egizi (la quarta per importanza, dopo quella del Cairo, di Torino e del Louvre); quindi della collezione mesopotamica proveniente dal lascito Ugo Sissa, che in Italia rappresenta quasi un unicum. Ove poi trovi risoluzione il vecchio braccio di ferro tra Comune e Ministero ai beni culturali, la già numerosa collezione statuaria classica, oggi ancora in buona parte conservata a Palazzo Ducale, potrà tornare in pieno possesso di via Roma per allestire una delle più preziose collezioni plastiche del mondo antico. Non ultimo, il segmento della modernità occupato dalla collezione Mondadori, oggi in deposito al Te, e la mai visibile collezione dei pesi e delle misure, di proprietà dell’Accademia Virgiliana, non visibile da decenni, e anch’essa depositata in Palazzo Te.