Risse, atti di bullismo e molestie tra minori: tre casi a settimana

MANTOVA A Natale dovremmo essere tutti più buoni, ma in attesa delle festività continuano le segnalazioni di casi di risse, atti di bullismo e molestie tra minorenni. Un fenomeno finito un po’ sotto traccia negli ultimi tempi, ma tutt’altro che estinto. Sono almeno tre i casi settimanali di ragazzini che finiscono in pronto soccorso pediatrico in quanto vittime di risse o di atti di bullismo da parte di coetanei. L’altra media è quella di sette giorni di prognosi con cui vengono dimessi dopo le cure del caso. Infine c’è l’età media, 16 anni, dei giovani che riportano lesioni da aggressioni. Questo secondo fonti ospedaliere, che trovano poi conferma nelle fonti di forze dell’ordine che raccolgono le denunce. Le risse tra adolescenti e aggressioni varie avvengono soprattutto alle fermate degli autobus e comunque in prossimità di istituti scolastici, l’ambiente in cui di fatto matura questo fenomeno spesso interconnesso a quello del bullismo. Il ricorso alle cure mediche riguarda principalmente i maschi, perché come spiegano gli operatori, “menano più pesantemente”. Non mancano i casi di risse tra femmine, ma per le ragazze il vero problema sono le molestie; una quindicina le denunce raccolte in questo ambito dalle forze dell’ordine nelle ultime settimane. In questi casi c’è una linea molto sottile tra bullismo e molestie sessuali: riguardo a queste ultime si tratta spesso di palpeggiamenti di cui sono vittime ragazzine prese in mezzo da un gruppo di giovani. Ci sono poi le aggressioni fatte con sputi, spintoni e tirate di capelli, che comportano lesioni fisiche per pochi giorni di prognosi, mentre di ben altro tenore possono essere invece le conseguenze di tipo psicologico per questi adolescenti che faticano a segnalare e denunciare ciò che hanno subito. Per contro ci sono stati episodi che hanno innescato la reazione del genitore delle vittima di atti bullismo o di rissa. Tra i casi più recenti c’è stato quello di due ragazzini finiti in ospedale con chiari segni di percosse che non volevano rivelare il nome del loro aggressore, rivelatosi poi un adulto. Dalle indagini che sono seguite, e che sono tutt’ora in corso, è emerso che a picchiare i due adolescenti sarebbe stato il padre di un terzo ragazzino. L’uomo si sarebbe giustificato dicendo di averlo fatto per difendere il figlio da quei due che lo bullizzavano quotidianamente strappandogli i vestiti, rubandogli la merenda e altre cose da ragazzini che però hanno finito per diventare molto più grandi di loro.