MANTOVA – Hofi Spa, Croce Verde di Reggio Emilia, Agec servizi cimiteriali di Verona e il colosso Funecap Altair, società francese di cremazioni che sta cercando di espandere la propria rete in Italia. Questi i nomi delle società che si sono fatte avanti in via Taliercio per rilevare il ramo dei servizi funerari della Tea, da tempo oggetto di dismissione da parte della Multiutility, non senza generare apprensione e malcontento nei dipendenti, scesi dai 26 del pieno regime a 15. E il malcontento sta per tradursi in un’azione di intensificazione dell’agitazione già proclamata il mese scorso. Insomma, Tea Sf sta per scendere in sciopero.
L’annuncio è avvenuto pubblicamente con una manifestazione in piazza Martiri di Belfiore ieri mattina, dove la rappresentanza sindacale Usb (Unione sindacale di base che federa le province di Mantova e Cremona) ha steso lo striscione da tempo affisso sulla palazzina della sede: “Eroi in pandemia, ora ci buttate via”.
A nulla sono valsi gli incontri con i vertici aziendali e persino con il prefetto, dal cui tavolo i dipendenti avevano sperato di dare una svolta al braccio di ferro per scongiurare l’alienazione di questo ramo aziendale, che da tempo denuncia passività, sia pure non gravissime (l’ultima si aggira attorno ai 150mila euro, che nel bilancio generale della Tea viene a tradursi in un’inezia).
Da quando il piano industriale della multiutility ha rilevato la “necessità” di vendere, per il personale è iniziata la ricerca di nuovi lidi occupazionali, mentre contestualmente si sono fatti avanti i papabili acquirenti, alcuni dei quali sono stranieri e non nascondono mire espansionistiche in Italia (come Hofi e Funecap Altair). Ma a quali condizioni?
Il timore di tagli occupazionali è fortemente presente nei dipendenti, e a poco sono valse le rassicurazioni del presidente del gruppo Massimiliano Ghizzi, che in una intervista rilasciata alla Voce ha espressamente dichiarato di pretendere garanzie almeno biennali dai futuri proprietari, quali che siano, in aggiunta a ipotesi di assorbimento in Tea di eventuali esuberi.
Ma, stando a quanto lamentano i dipendenti in agitazione, si tratta di “fuori onda” non accettabili, e che gli stessi riassumono nel proclama: “I morti non parlano e Tea servizi funerari altrettanto”. Da qui la minaccia di sciopero.