MANTOVA E dopo l’assoluzione, la rappresaglia. L’ex sindaco Nicola Sodano, che il mese scorso, dopo oltre quattro anni si è visto completamente “pulito” per la non sussistenza dei reati contestatigli nel gennaio 2015, passa ora alla controffensiva verso tutti coloro che hanno ecceduto nei giudizi verso di lui, prima di avere fatto i conti con le aule dei tribunali. Scagionato già nel gennaio 2016 al processo “Pesci” da ogni accusa di compromissione con la ’ndrangheta, e nel febbraio scorso da ogni imputazione in merito alla vicenda Lagocastello, perché il fatto non sussiste, come hanno pronunciato i giudici romani, adesso arriva il “redde rationem”.
Il primo a dovere rispondere di diffamazione sarà il consigliere di Fratelli d’Italia Luca de Marchi, all’epoca consigliere comunale in quota Lega nord, che nella seduta consiliare del 2 marzo 2015 entrò in aula sventolando un paio di manette all’indirizzo del sindaco. Un gesto che troverà risvolti giudiziari con la prima udienza già fissata per metà maggio. Una resa dei conti giudiziaria, ma anche politica, probabilmente, dato che proprio Luca de Marchi nell’ottobre 2014 aveva lavorato per fare votare la sfiducia del sindaco durante una tumultuosa seduta consiliare. In quella circostanza anche un altro leghista, l’ex assessore Vincenzo Chizzini, lavorò contro il sindaco chiedendo l’intervento delle forze dell’ordine per un presunto “sequestro di persona” (quello del consigliere leghista Carlo Simeoni), accolto dal primo cittadino nel suo ufficio a causa di un manifesto malore. Verso Chizzini, all’arrivo dei carabinieri, si profilò nella circostanza un sospetto di procurato allarme.
Ma l’azione di Sodano per riabilitare la propria persona umana, professionale e politica, non si ferma a de Marchi. Molte parole sono state spese al suo indirizzo: poche con giudizio, troppe con pregiudizio, collegando il suo nome ad ambienti e situazioni a lui estranei, come poi dichiarato dai giudici. E un’istruttoria legale sta infatti per essere presentata in forma di querela anche verso l’ex sindaco Fiorenza Brioni, per certe frasi da lei pronunciate durante un pubblico incontro sul tema delle mafie, e anche verso taluni giornalisti della carta stampata (non del nostro giornale, comunque). A tutti questi sarà chiesto conto di avere “iscritto d’ufficio” Sodano nelle fila della ’ndrangheta, contribuendo con tale atteggiamento alla sua rinuncia alla candidatura-bis per il comune nella primavera del 2015.
Sodano, raffica di querele: il primo è De Marchi a giudizio per diffamazione
Il consigliere ex leghista aveva sventolato in aula le manette verso il sindaco