Stalking e violenza sessuale all’ex, il vigile si difende e respinge le accuse

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MANTOVA – Davanti al collegio dei giudici ha ricusato ogni addebito rendendo la propria versione con dovizia di particolari. Con l’esame dell’imputato è proseguito ieri il processo instaurato nei confronti di un 40enne agente della Polizia Locale, prima in servizio a Suzzara, e dopo qualche tempo, passato di stanza all’Unione di comuni della Bassa Reggiana. Ampio il novero delle accuse a lui ascritte: abuso d’ufficio, omessa custodia di armi e munizioni, peculato, violenza privata, stalking e violenza sessuale. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti i fatti si sarebbero verificati tra il 2015 e il 2019. Nello specifico tutto sarebbe degenerato verso la fine del 2017 quando l’uomo, a fronte della decisione unilaterale di un ragazzo – conosciuto quando questi era ancora minorenne – di troncare con lui il rapporto sentimentale sorto tra i due un paio di anni prima, avrebbe preso a molestarlo in maniera reiterata. Condotte persecutorie consistite in pedinamenti e appostamenti sotto casa della presunta vittima, nonché presentandosi nella scuola o in altri luoghi da lui frequentati fino ad arrivare ad inseguirlo con l’auto di servizio o inviando altresì lettere diffamatorie direttamente a lui o a suoi conoscenti più stretti. Inoltre, mediante abuso di autorità e minaccia avrebbe preteso e ottenuto dal giovane rapporti sessuali non consenzienti perpetrati ricattandolo. Ipotesi accusatorie respinte con forza dall’imputato in sede d’escussione. «Dopo due anni di amore reciproco – ha spiegato il 40enne in aula – lui aveva deciso di lasciarmi perché a suo dire i genitori si erano accorti della nostra relazione. Questo non aveva impedito però di vedersi ugualmente di nascosto, consumando diversi rapporti sessuali completi consenzienti e non estorti. Fino al giugno 2018 quando mi ha poi denunciato».