MILANO – La mente del sistema tangenti sugli appalti delle metro milanese ha origini mantovane. Nulla di cui andare fieri visto quanto emerso fino ad ora dalle indagini, ma comunque una notizia. Si tratta di Paolo Bellini, dirigente di Atm, nato a Suzzara nel novembre di 55 anni fa. Il nostro è non è solo uno dei 13 arrestati dalla Guardia di Finanza nell’ambito del blitz scattato ieri all’alba riguardante le tangenti per gli appalti dei lavori per la metropolitana milanese, ma è il “numero uno” degli arrestati. Un po’ per l’ordine alfabetico ma soprattutto per il ruolo che questo mantovano trapiantato a Cernusco sul Naviglio, avrebbe nell’intera vicenda, non a caso gli inquirenti parlano di “metodo Bellini” riguardo alle richieste di denaro. Secondo il procuratore capo di Milano Francesco Greco, attorno alla figura del dirigente di Atm, responsabile degli impianti di segnalamento e automazione delle linee metropolitane, gravitava un “sistema di metodica alterazione di gare ad evidenza pubblica indette da Atm spa”, che in questa vicenda è parte lesa. A Bellini vengono contestate presunte tangenti per 125mila euro tra il 2018 e il 2019. Secondo quanto raccolto dalla procura milanese, il manager mantovano offriva “alle imprese interessate a partecipare alle gare” “la consulenza del pubblico ufficiale sotto forma di fornitura di materiale e informazioni privilegiate, trafugate dalla stazione appaltante”. Alle imprese, recita una nota della procura di Milano, sarebbe anche stata garantita la “possibilità di sopralluoghi riservati e perfino la supervisione e correzione delle bozze di offerta, sino all’indicazione precisa delle percentuali di ribasso da offrire ad Atm”, per prevalere sulle concorrenti. In cambio Bellini avrebbe incassato tangenti “proporzionali al valore dell’appalto” a cadenza mensile. Le imprese vincitrici delle gare dovevano inoltre “coinvolgere nell’esecuzione delle opere”, come subappaltatori, le società Ivm e Mad System create da Bellini o altre imprese con cui lui concordava le “stecche” da versare. Uno che a suo modo aveva fatto strada. Ora se lo ricordano anche a Suzzara