Il mondo di “sotto” negli scatti di Daro Sulakauri

MANTOVA – Mantova La verità è che siamo affascinati da ciò che è lontano da noi; ma non per un suo spirito esotico, quanto per il fatto che questa distanza difficilmente verrà colmata, la nostra  comfort zone non avrà alcun turbamento e ciò che è lontano, anche se brutale, non ci provocherà alcun dolore, forse. Eppure, ci sono situazioni in cui quel fascino viene meno, lasciando spazio ad una consapevolezza, una crepa interna che si fa spazio dicendoci: “Anche se è lontano, questo è il racconto del reale. E devi farci i conti”. Questa sensazione ha fatto capolino alla Madonna della Vittoria, dove ieri è stata inaugurata la mostra “The Black Gold” di Daro Sulakauri, fotoreporter georgiana formatasi a New York, ma che è tornata nel proprio Paese, a Chiatura, per narrare, attraverso i suoi scatti, quel racconto del reale di cui parlavamo prima. «Il reportage di Daro Sulakauri pone al centro una città mineraria tipicamente post sovietica, accendendo i riflettori sullo sfruttamento del lavoro. Per la raccolta del manganese, i minatori lavorano dalle dodici alle diciotto ore al giorno, a tredici chilometri nel sottosuolo, per 270 dollari al mese» racconta la direttrice artistica della mostra Alessia Locatelli. Passeggiando per l’installazione che accoglie i quadri, “Not a wall”, opera delle studentesse del Politecnico di Milano Chiara Dalla Bà e Cristina Nicita, si nota come nelle fotografie della reporter georgiana il racconto del reale sia diviso in due. Il mondo di sotto, le miniere, il lavoro, la fatica, le dita annerite che raccolgono manganese e il mondo di sopra, la luce, le case, gli edifici del periodo sovietico, le crepe da estrazione, sorrisi appena accennati. In mezzo a tutto ciò, il fascino di ciò che è lontano travolge chi guarda come il più potente degli schiaffi; questo è il racconto del reale.