Weithaas-Hecker-Helmchen, trio stellare al Teatro Sociale per Tempo d’Orchestra

MANTOVA I possibili dubbi sulla funzionalità dell’acustica del Teatro Sociale per una formazione prettamente cameristica sono stati brillantemente fugati, mercoledì sera, dalla prova magistrale del trio composto da Antje Weithaas, violino, Marie-Elisabeth Hecker, violoncello, e Martin Helmchen, pianoforte. È doveroso riconoscere, in quest’ottica, i meriti dei tre straordinari strumentisti che hanno saputo dosare con grande cura l’intensità sonora e l’equilibrio tra le parti assicurando un’adeguata percezione del suono, anche nei suoi dettagli più delicati. Assicurato, dunque, uno spettacolo di altissimo livello, nonostante l’improvvisa indisponibilità del Teatro Bibiena abbia fatto dirottare questo appuntamento della 29esima stagione concertistica Tempo d’Orchestra al Sociale, con l’impossibilità di installare la camera acustica. A impreziosire ulteriormente la serata, il programma costituito da pagine bellissime, ricche di elementi avvincenti e tratti di pronunciata originalità di cui il Trio n. 1 in si bemolle magg. op. 99 di Franz Schubert (1797-1828), d’apertura del concerto, è un chiaro esempio. Meticolosa sinergia interpretativa, opportuno vigore e altrettanto appropriata attenzione ai contrasti di volume hanno caratterizzato da subito l’azione dei tre interpreti, compatta ed espressiva, supportata da qualità tecniche di assoluta eccellenza. Ne è scaturita un’avvincente rappresentazione dell’arte sublime di Schubert, poetico e maestro del linguaggio armonico, e, con i Fantasiestücke op. 88 di Robert Schumann (1810-1856), una pregevole conferma della competenza e della capacità di Antje Weithaas, Marie-Elisabeth Hecke e Martin Helmchen di penetrare con lucida espressività l’intima profondità dello spirito romantico. A completare il loro meritatissimo successo, una superba interpretazione del Trio n. 2 in mi minore per pianoforte, violino e violoncello op. 67 di Dmitri Šostakovič (1906-1975). Impeccabile tecnicamente ed emotivamente coinvolgente, l’esecuzione ha dato il giusto risalto all’originalità che segna ognuno dei quattro movimenti, tra l’eterea sonorità della melodia iniziale, affidata agli armonici del violoncello, il registro grave del pianoforte e il vorticoso virtuosismo del violino, fino al cenno di danza e la sorprendente dissolvenza finale. Il tutto espresso con raffinato gusto e spontanea musicalità. Giustamente prolungati ed entusiastici gli applausi del pubblico per i protagonisti di un concerto che merita di essere annoverato tra grandi eventi offerti da Tempo d’Orchestra. (gmp)