MANTOVA Campagna di raccolta del pomodoro al via in Lombardia, con l’aspettativa – stima Coldiretti regionale – di sfiorare i cinque milioni di quintali, una cifra più bassa di circa l’8% rispetto al 2018. Effetto dei cambiamenti climatici, che hanno pesato notevolmente sullo sviluppo vegetativo della pianta, in particolare nel mese di maggio, eccessivamente piovoso e con temperature al di sotto della media stagionale.
Il pomodoro – ricorda Coldiretti Mantova – fa parte del dna degli italiani, che ne consumano una media di 30 chilogrammi a testa all’anno, tanto da diventare uno dei grandi simboli del Made in Italy e della dieta mediterranea.
Rese in diminuzione. “Lo stress legato alle precipitazioni molto marcate lo scorso maggio – conferma Fabio Perini, produttore con 18 ettari di pomodoro e presidente della cooperativa Quadrifoglio – ha tagliato le rese. Sui primi pomodori raccolti stiamo registrando una resa inferiore ai 500 quintali per ettaro, contro una media aziendale che si aggira normalmente sugli 800 quintali. Abbiamo però aspettative diverse per i pomodori medi e tardivi”.
Bene la qualità. Il calo delle rese ha, però, effetti normalmente positivi sulla qualità. “Il grado zuccherino del prodotto è comunque abbastanza alto – conferma Perini, conferente al Consorzio Casalasco del pomodoro tramite Apol – anche se in chiave di fatturato difficilmente un grado brix elevato riuscirà a compensare il calo produttivo. Vedremo nei prossimi giorni come andrà la raccolta”.
Antonio Paganini, agricoltore e contoterzista di San Fermo di Piubega, domani inizierà le operazioni di raccolta su circa 300 ettari complessivi. “Ci aspettiamo una produzione scarsa sui precoci, seminati per colpa del meteo in ritardo di due settimane rispetto agli anni scorsi – confessa –. Le produzioni di pomodori medi e i tardivi, invece, per ora sembrano molto promettenti. L’importante è che i cambiamenti climatici non colpiscano nuovamente, compromettendo le produzioni”.
“Purtroppo il meteo ha inciso molto – spiega Davide Rocca, tecnico del Consorzio Casalasco del pomodoro, la prima realtà italiana nella coltivazione, produzione e trasformazione dell’oro rosso – Contiamo di recuperare qualcosa su quelli tardivi, che hanno beneficiato di condizioni climatiche più adatte e che potrebbero farci rivedere al rialzo le stime di fine stagione”.
Le superfici. In Lombardia – precisa la Coldiretti regionale – il pomodoro è coltivato su oltre 7 mila ettari di terreni, che si trovano quasi per l’80% tra le province di Mantova (circa 3.800 ettari) e Cremona (intorno ai 2.000 ettari).
Quello del pomodoro è un comparto che in Italia – sottolinea Coldiretti – mette in moto una filiera di eccellenza del Made in Italy che coinvolge circa 7.000 imprese agricole, oltre 90 imprese di trasformazione e 10.000 addetti, che esporta poco meno di 2 miliardi di euro di derivati del pomodoro in tutto il mondo. L’Italia è il secondo produttore mondiale di pomodoro dopo la California e prima della Cina ma ha il primato dell’Unione Europea davanti a Spagna e Portogallo.
L’etichetta di origine. Dal 26 febbraio 2018 è in vigore la norma sull’etichetta d’origine obbligatoria sui prodotti come conserve e salse, oltre al concentrato e ai sughi, che siano composti almeno per il 50% da derivati del pomodoro – spiega Coldiretti – grazie alla nuova normativa nazionale non è più possibile spacciare per Made in Italy i derivati del pomodoro importati dall’estero.
Le confezioni di tutti i derivati del pomodoro, sughi e salse prodotte in Italia devono avere obbligatoriamente in etichetta le seguenti diciture: a) Paese di coltivazione del pomodoro: nome del Paese nel quale il pomodoro viene coltivato; b) Paese di trasformazione del pomodoro: nome del paese in cui il pomodoro è stato trasformato. Se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue. Se tutte le operazioni avvengono nel nostro Paese si può utilizzare la dicitura “Origine del pomodoro: Italia”.