Capilupi da mille anni a Mantova: una delle famiglie più antiche del mondo

MANTOVA – Nella divisa araldica c’è una testa di lupo che parrebbe tradurre per immagine l’origine del cognome: Capilupi, quasi caput lupi, ossia appunto “testa di lupo”, posto che – come pure si è supposto – il prefisso “capi” non derivi dal latino capere, cioè prendere, catturare. In ogni caso, questo stemma nobiliare è garanzia di una nobiltà che nel caso della famiglia Capilupi perdura da anni, secoli, anzi, un millennio. Pagine di vita familiare che cavalcano praticamente tutta la storia mantovana con tanto di documentazione archivistica certa e certificante. Stiamo parlando senza tema di smentita di quella che probabilmente rappresenta la più antica famiglia italiana (o perché no?, del mondo) della quale sono rintracciabili le persone e le gesta sulle ingiallite carte con ininterrotto filo di continuità.
Ebbene, questo patrimonio è certamente targato “Mn”, quantomeno a partire dall’anno mille. E ad aprire il libro di famiglia, assieme al palazzo avita, è Alberto Capilupi, discendente diretto dei marchesi che hanno cavalcato da protagonisti la vita della città. L’albero genealogico lunghissimo certifica l’alto lignaggio a partire da Giovanni Capo di Lupo, del quale si parla in documenti del 1080. Le ricerche di Federico Amadei comunque inducono a retrodatare queste prime tracce addirittura all’ottavo secolo, spostando l’asse geografico dal mantovano alla Marca trevigiana. Ma a questo punto, secolo più, secolo meno, il nodo storico diventa irrilevante. Per certo sappiamo che le origini del casato sono riconducibili a una schiatta di avvocati o notaî che per gradi si sono stabilizzati nella cerchia dell’aristocrazia virgiliana annoverando punte d’eccellenza. Un Gumpo rientra nelle carte dell’archivio storico all’altezza del 1150; e ancóra un Capilupi risulta podestà della città nel 1176, mentre Bertolino Capilupi (1280-1332) è menzionato come protagonista di legazioni e pubbliche iscrizioni.
Procedendo per paradigmi, si incontra Benedetto Capilupi, sposo di Taddea Crotti (la stessa immortalata da Giorgione) segretario di Stato presso Francesco Gonzaga e Isabella d’Este a scavalco fra 15° e 16° secolo, addirittura con cariche di reggente del marchesato durante la prigionia di Francesco a Venezia.
Né va dimenticato Lelio Capilupi, illustre poeta e studioso di Virgilio, amico di Tiziano che lo ritrasse, o suo fratello Ippolito, vescovo di Fano, o ancora quel Camillo Capilupi (1504-1548) che sposando Lucrezia de Grado ottenne di unire, col patrimonio di lei, anche il secondo cognome inspiegabilmente espunto in anagrafe nelle ultime tre generazioni, ma rimasto nei rami cadetti.
In tempi più recenti, ovvero in epoca unitarista, debita menzione va ad Alberto Capilupi (1848-1905), noto ingegnere e due volte deputato del Regno, cui si devono importanti opere idrauliche e bonifiche del territorio. Storia mantovana, insomma, ma anche storia patria, e per certo patrimonio a pieno titolo dell’umanità tutta.