Car fluff, lo spettro del mega impianto prende forma: l’ok è definitivo

HINTERLAND- Le residue possibilità di respingere l’arrivo della discarica di “car fluff” (residuo leggero da frantumazione dei veicoli dismessi) a Pontepossero di Sorgà, a due passi dalla nostra provincia, si sono scontrate con l’irremovibilità dei funzionari e dei tecnici della Regione Veneto, che evidentemente non hanno ritenuto meritevole di approfondimento la sfilza di osservazioni e criticità presentate da 13 Enti locali riguardo a quella diventerebbe la destinazione finale di tutto il materiale proveniente dal Nord Italia.
Questa, in sintesi, la “sentenza” della Commissione Via regionale. «L’impressione, anche se duole ammetterlo, è che siano state disattese le normative per favorire un privato», commenta Greta Rasoli, assessore all’Ambiente del Comune di Sorgà, presente alla conferenza dei servizi insieme al sindaco di Castel d’Ario Daniela Castro e al vice sindaco di San Giorgio Bigarello Barbara Chilesi. «Viene quasi da pensare che tutto fosse già prestabilito, viceversa non si spiegherebbe l’ok ad un progetto che rischia di danneggiare irrimediabilmente la vita di un territorio vocato a coltivazioni Igp, quali riso e radicchio, e delle generazioni future».
Una volta insediato l’impianto per lo stoccaggio del materiale residuale dalla rottamazione delle auto (a realizzarlo sarà la Rottami Metallici Italia, società già attiva con la stessa attività a Castelnuovo e Lainate), la campagna rischia seriamente di soffrire da un punto di vista d’immagine ed economico, oltre che di inquinamento portato dal traffico dei mezzi pesanti diretti in discarica. C’è poi il nodo della viabilità, oggi inidonea a sopportare un tale andirivieni. E anche le prescrizioni di vario genere, rivolte alla RMI, sono state giudicate «irrisorie, se non ridicole» dagli amministratori locali. Fra quelle indicate vi è la messa in sicurezza di via Bosco, la strada comunale che conduce in località De Morta di Pontepossero, la cui carreggia dovrà essere allargata dagli attuali 3,5 a 10 metri, con un tetto massimo di spesa fissato a 1,5 milioni di euro a carico della RMI. «Il nostro Comune – prosegue Rasoli – rischia una ulteriore beffa: dover integrare tale somma senza peraltro avere indicazioni precise su come verrà modificata la viabilità». Da ultima, ma non certo per importanza, c’è la questione irrisolta della falda, per la ditta profonda 5,5 metri, per il Comune di Sorgà tra 1,8 e 2,2 metri. Un elemento contrastante che sta già suscitando parecchie polemiche, soprattutto perché la RMI non ha acconsentito ai tecnici e ai geologi comunali di assistere alle perforazioni. Aspetto che insieme ad altri verrà impugnato da Sorgà, capofila del fronte contrario, durante l’annunciato ricorso al Tar.