Carra cerca di riprendersi il Pd ma viene stoppato dal regionale

MANTOVA – antova Sembrava essersi esaurita con l’elezione di Adriano Stabile alla segreteria dei Dem la controversia in atto nel partito per la sua rappresentanza negli organismi direttivi, ma si trattava di pura apparenza. I tentativi del consigliere regionale Marco Carra di favorire la corrente di Valeria Missora al vertice della segreteria provinciale erano stati neutralizzati dalla concorrenza prima ancora che si celebrasse l’assise congressuale a causa di irregolarità nella presentazione della lista, sicché per Stabile si era così aperta la strada della candidatura unica – anche se non proprio unitaria.
Rimane invece aperta la questione della formazione degli organismi principali (assemblea e segreteria), circa i quali il neo-segretario ha teso una mano alla mozione minoritaria della Missora. Detta in cifre, Stabile ha offerto alla candidata esclusa al congresso la vice-segreteria e una consistente rappresentanza sia in sede assembleare che nel direttivo. Nello specifico, ha proposto di allargare da 60 a 90 i membri dell’assemblea, riservandone 30 alla rappresentanza Carra-Missora, e di assegnare alla stessa corrente 5 dei 12 membri della segreteria.
La proposta è stata nondimeno respinta al mittente, tanto da richiedere un intervento “dall’alto”. Due settimane fa si è presentata alla ennesima convocazione delle parti la neo-segretaria regionale Silvia Roggiani, che si è intrattenuta a lungo con le parti interessate prima di dare corso all’assemblea che avrebbe dovuto votare l’accordo. Un abboccamento che a detta di alcuni avrebbe prodotto scintille e il diniego di accettare quelle condizioni offerte.
È a questo punto che l’autorità milanese si è fatta forte di un diktat: quella di Stabile è la cosiddetta “offerta che non si può rifiutare”. Missora ha dovuto accettare, suo malgrado, e Carra pure – quantunque risultasse più che generosa la proposta di ricomposizione. Oggi l’assemblea tornerà a riunirsi, e la parte maggioritaria chiederà all’opposizione quei 30 nomi. Nomi che a detta di taluni non ci sarebbero, dato che alcuni della lista esclusa si sarebbero già ormai sfilati.