Banda delle spaccate “graziata”: pene dimezzate e un’assoluzione

Il bar Grattacielo
Il bar Grattacielo

Mantova Due condanne e un’assoluzione. Questo l’esito del processo a carico di tre nordafricani accusati di una lunga serie di spaccate messe a segno in vari negozi e locali di città. Le condanne sono toccate a  Ismail Madani, 33 anni, e il 36enne Abdellah El Alami. Per il primo il giudice Giovanna Camillo ha stabilito una pena di due anni e 4 mesi di reclusione, mentre il secondo è stato condannato a due anni e due mesi. La pubblicxa accusa aveva chiesto per entrambi 4 anni di reclusione. Si tratta di coloro che erano stati ribattezzati come la “gang del tombino” o “banda delle spaccate”, alla luce dell’elevato numero di furti tutte messi a segno con la stessa identica modalità. Un vero e proprio marchio di fabbrica per questa coppia di ladri marocchini e un modus operandi ben collaudato, che prevedeva nella fattispecie l’utilizzo di un pesante coperchio in ghisa per infrangere le vetrine di negozi e locali pubblici del capoluogo. A carico dei due venivano contestati 13 colpi. I primi risalgono al settembre 2012 con le spaccate al negozio Tutto Ufficio di Largo Pradella e al Bar Chupito. Un paio di spaccate erano state messe a segno al bar del Mamu tra l’ottobre 2012 e la notte di San Silvestro di quello stesso anno. Inoltre erano stati svaligiati anche Angie’s Food, Masaniello, Acqua e Sapone, Mini Max, Pasticceria Chiozzini, Fashion Café, Dri Pizza, Circolo ferrovieri, pasticceria Bignè d’Oro, pizzeria Annette e ancora il bar del Mamu. Molti i colpi messi a segno nel 2015, gli ultimi risalgono al 2016. Madani era poi accusato anche di lesioni gravi nei confronti di un 60enne finito in ospedale per essere intervenuto in difesa della titolare del Bar Grattacielo il 29 settembre 2015. Il giudice Giovanna Camillo ha ammesso solo in parte la continuazione dei reati, condannando i due nordafricani, che sono difesi dagli avvocati  Silvia Salvato e  Alessandro Abatianni. Assolto invecxe il terzo uomo, difeso dall’avvocato  Stefano Orlandi, per il quale era già stata appurata la totale estraneità dai fatti.