Baristi e ristoratori di nuovo in ginocchio: “Sforzi inutili da parte nostra”

MANTOVA Dopo quasi tre mesi di fermo totale durante il primo lockdown, ristoratori e baristi si ritrovano di nuovo a dover subire un provvedimento fortemente penalizzante in seguito all’ultimo DPCM di sabato scorso.

“A decorrere dal 26 ottobre 2020, le attività dei servizi di ristorazione sono sospese la domenica e i giorni festivi; negli altri giorni le predette attività sono consentite dalle ore 5.00 fino alle 18.00”: suona quanto mai lapidario quest’ultimo decreto del Presidente Conte, soprattutto per gli addetti al settore della ristorazione.
Durante la primavera e l’estate c’è stata indubbiamente una netta ripresa del comparto, complici il contenimento della pandemia e la calura estiva che quest’anno si è fatta sentire anche più degli scorsi anni .
Sarà stata la voglia di dimenticare il periodo buio che ci eravamo lasciati alle spalle, sarà stato il tentativo di esorcizzare la paura di un virus ancora apparentemente sconosciuto e non curabile, fatto è che ci siamo illusi che tutto fosse tornato come prima e abbiamo riempito locali, bar e ristoranti, godendo di una normalità solo all’apparenza riconquistata.
«Già non si lavora molto durante i giorni feriali, figuriamoci togliendoci la possibilità di aprire di sera» protesta Cristina Piovani, titolare del Grifone Bianco. «Come si fa a prendere bene una decisione del genere? I pranzi di lavoro, che al limite potrebbero un po’ tamponare la situazione, non si fanno quasi piú, vuoi per l’imperversare dello smart-working, vuoi per il poco tempo a disposizione dei lavoratori che non possono prendersi una pausa pranzo sufficientemente lunga. Inoltre, chi ci assicura che questo provvedimento durerà fino a fine novembre o si andrà invece più avanti come è successo già a marzo? – prosegue la Piovani – Speriamo solo che mantengano quello che hanno promesso in termini di aiuti economici, perché i 5 mesi pieni che abbiamo fatto dopo il lockdown sono stati a malapena sufficienti a porre rimedio alle perdite derivate dalla chiusura precedente».
Parla invece di delusione totale Claudio Badalucco, proprietario dell’ Osteria dell’Oca in via Trieste, che sperava lasciassero la possibilità di rimanere aperti almeno fino alle 11 di sera. «L’afflusso di gente era già diminuito notevolmente prima, immaginiamoci adesso con questa ulteriore restrizione delle aperture. Non voglio essere drastico, ma secondo me anche i B&B e gli alberghi risentiranno degli effetti di questo nuovo DPCM. Si verifica una reazione a catena – continua Badalucco – i servizii di accoglienza chiudono, di conseguenza non ci mandano piú clienti per il pranzo o la cena e anche gli stessi negozi del centro ne soffrono per mancanza di clientela».
É noto che in termini economici i vari settori dell’accoglienza, dalla ristorazione all’alberghiero, al turistico in generale, sono inevitabilmente interconnessi e tutti subiranno ora un’ulteriore battuta d’arresto.
C’è chi però in mezzo ad una situazione cosí instabile riesce a dare una visione di speranza, reinventandosi. È il caso di Clara Zani, titolare de “La Pavona sul Sofà”, Bagnolo S. Vito.
«Volendo usare una metafora direi che a noi piace ballare in base alla musica che ci viene proposta. Non ho voluto abbattermi e ho cercato di riproporre la mia cucina serale, modulandola in pranzi e merende particolari, con aperitivi in vetrata, degustando tè e vini adatti all’ora del giorno».
Indubbiamente, la condizione dei ristoratori e degli esercenti pubblici risente molto delle spese che devono sostenere quali affitti, leasing d’azienda e soprattutto i dipendenti. In questo senso Mattia Perdrazzoli, presidente FIPE Mantova, dichiara con amarezza che «nonostante gli esercenti siano stati i primi ad investire con estremo rigore e scrupolosità sul protocollo anti-covid, sono stati ancora una volta i primi ad essere penalizzati». Mercoledì 28 ottobre, alle ore 11.30, FIPE organizza in Piazza Sordello la manifestazione “18 Città, 18 Piazze, 1000 Coperti a Terra” (#siamoaterra) per raccontare il valore, il lavoro e le imprese del settore dei pubblici esercizi in un momento così critico.
BB