MANTOVA Caldo rovente e persino un malore ieri davanti ai cancelli chiusi della Corneliani per accogliere la visita di Maurizio Landini, segretario nazionale della Cgil, affiancato da Sonia Paoloni della segreteria nazionale Filctem, dagli omologhi segretari territoriali Daniele Soffiati e Michele Orezzi, e dal sindaco Mattia Palazzi. Una visita attesa e più volte sollecitata dai lavoratori giunti ieri al 41° giorno di presidio.
Gli annunci sono stati generalmente positivi, recependo la svolta data dal tavolo del Mise in Prefettura la settimana scorsa che ha disposto lo stanziamento di 10 milioni per il salvataggio dello storico marchio. In ordine di importanza, l’imminente riapertura dei cancelli e il conseguente riavvio della produzione.
Non basta però far ripartire la macchina se, come asserito dalla Paoloni, non si risolve la lotta societaria che oppone la famiglia a Investcorp, il maggiore azionista, e se non vengano individuati nuovi investitori. Una finalità questa sollecitata dal sindacato assieme alla richiesta di un nuovo piano industriale credibile.
Per Landini l’ingresso dello Stato nella fabbrica corrisponde a un auspicio “keynesiano” del sindacato stesso che il decreto “Rilancio” ha reso possibile. «D’altronde, i soldi dello Stato sono soldi nostri, dei lavoratori contribuenti», e dunque non si tratta di un regalo ma di un investimento che va persino contro certe posizioni della Confindustria. La prossima mossa delle parti sociali sarà «vigilare affinché lo Stato oltre ai soldi metta in quel consiglio anche un proprio rappresentante».
Inevitabile il plauso ai lavoratori che hanno tenacemente contrastato con determinazione la chiusura e la richiesta di concordato, anche se lo stesso Landini invita «a non abbassare la guardia, perché le prossime settimane saranno decisive». Il tutto nella consapevolezza del difficile momento generale che nel settore ha causato perdite del 30%.