Dal teatro Soms a studio Elide i salotti cult di Castellucchio city

C’è vita su Marte, c’è movimento culturale a Castellucchio City. Dietro la curva della statale Cremonese, la tipica e topica Padana Inferiore Statale numero 10, venendo da Mantova, si disvela il paese che l’aria padana incorporata nelle piazze, nelle facciate, nelle parlate. Diresti ad un architetto un po’ urbanista e ad un urbanista un po’ architetto delle umane cose, che se dovessi fondare oggi all’alba lunga dell’anno del Signore 2025 che sarà anche Anno Santo, lo vorresti come si snoda e si erge Castellucchio. Quante notizie quando ero giovin cronista e quanti salotti culturali in senso lato oggi, molto lato. Entri dopo la curva, i giusti parcheggi, le congrue insegne, un piccolo slargo che ti fa dire che lì c’è pure una piazza con l’edicola e una semi rotonda di negozi e servizi con un bar. Cosa c’è di più accogliente per una paese avere una semirotonda in cui puoi lasciare un po’ l’automobile senza troppa ansia e bere un caffè, leggere un giornale, guardare per aria e per un po’ sognare. Lì c’è un semaforo che fa da spartiaque, perché si attraversa la Statale numero 10, mica bazzecole e si può andare dall’edicola al ristorante di grido e di tutto rispetto. E viceversa. Qui c’è un gran rispetto per le tradizioni e le emozioni. Si conoscono tutti, ma a volta fanno finta di no, si salutano con un’occhiata e poi dritti dritti al proprio lavoro. Ma con un senso di comunità bello ricco. E tanta partecipazione. Capito a Castellucchio dopo tanto tempo una sera d’autunno per la presentazione di un libro del collega Sigfrido Ranucci e arrivando di corsa- moderata e rispettosa di tutti i limiti- da Rimini trovo un teatro Soms pieno zeppo di gente che non vede l’ora di sentire i racconti del conduttore di Report. Ripassandoci ho visto delle locandine in cui praticamente al Teatro Soms quasi ogni giorno vi sono incontri, spettacoli, conferenze comprese quelle del Gruppo Levoni per la cultura e la sensibilità ambientale. Penso che la vita e l’attività dei teatri costituiscano un gran parte della vita di una comunità e di una nazione, ed è bello pensare che un teatro faccia a sua volta molto bene alle comunità e collettività. Sono tornato al Teatro Soms per la serata dedicata al ruolo della donna dal Rinascimento ad oggi. Tutta la Pro Loco al lavoro cominciare dal presidente Mauro Beduschi che poi vestito con abiti rinascimentali pare davvero un duca dei Gonzaga, e con lavoro si intende mettere il leggio, stendere il drappo, raccogliere i materiali e i documenti, coordinare gli interventi, provare le luci, contattare i relatori, mettere d’accordo sedie e poltrone, tende e tendoni, canovacci e relazioni. Mica uno scherzo. Una delle anime della Pro Loco Francesca Giuffrida, di lavoro medico e di passione cultura e storia. Poi ci sono, con entusiasmo evidente, Francesca Pigozzi, gran narratrice e cantante, Chiara Minari,  Claudia Martilotti, Rossella Nosari, Angela Gaidella, segretaria scenografa,Roberto Danese, Luigi Carreri, Luca Affini, Daniele Bevilacqua, Luciano Tenca. Ché pro loco vuol dire appunto fare il favore del luogo.

Saputo che tra i relatori c’era chi si metteva a raccontare il dietro le quinte di una donna famosa del Rinascimento ma con angoli religiosi e familiari ancora da spiegare, Lucrezia Borgia, figlia di Papa e sorella di focosi fratelli come Cesare e Giovanni, ebbene si è ingegnata a dar vita a questa donna della storia vestendo i panni e i costumi di Lucrezia, così come tante altre signore di Castellucchio che sono diventate dame e damigelle. C’è vita a Castellucchio, si diceva. E c’è gran vita culturale e movimento di ricordi tutti i giorni dalle parti dello studio di Elide Pizzi, un mito della narrazione della mantovanità e delle tradizioni della terra di Virgilio e dei Gonzaga. Elide, con cuore e ragione, ospita nel suo salotto studio dal lunedì al venerdì, mica poco, attori e cantanti, scrittori e poeti, prestigiatori e cultori della materia, raccontatori e sperimentatori di varia umanità e va in rete per due ore e passa domandando, commentando, stupendo, rassicurando, incoraggiando, proverbiando. Lei Elide è stata per anni e anni la Signora delle Tradizioni per la televisione mantovana, partecipa a manifestazioni e incontri, conduce la settimana delle Grazie a cavallo di Ferragosto per il gran raduno dei Madonnari, spiega alle signore e alle giovani come si fa il brodo di cappone e come ci si imbellettava venendo alla Fiera di Sant’Anselmo per i giorni del patrono sfuggendo ai rigidi controlli delle suocere di campagna. Più che uno studio con salotto quello di Elide Pizzi è un abbraccio generazionale che ha l’obiettivo di raccontare e tramandare, ricordare e trasmettere emozioni, commozioni, sensazioni, coinvolgendo seguaci vicini e lontani, come avrebbe detto Nunzio Filogamo, grande indimenticato proto conduttore dei primi Festival di San Remo. Accade a Castellucchio, a cavallo della Statale Padana Inferiore, dove la terra è piana-piana tutta pianura tra canali e fossi, tra prati e corti e dove spunta spesso un campanile più o meno improvviso a dire qui c’è un borgo, attenzione comunità. Che poi si ci pensi bene è proprio tutto in un pugno di strade e piazze, di gruppi di appassionati e generosi volontari che interpretano senza chiedersi tanti perché il senso del bene comune, dello star bene con voglia di fare. Lo so sono ripetitivo: mica poco. Nella stagione dei personalismi e degli individualismi, delle invidie e delle ignavie, del guardarsi di traverso e del pensare a chissà cosa di male sol che uno o una metta una camicia più sgargiante o indossi una giacca men che standardizzata. Tra le donne che hanno raccontato i problemi e le forse della donna nei secoli e nella modernità c’era l’avvocato Nunzia Rosalia Guzzo che ha ben messo a fuoco i tanti errori ed orrori che fanno violenza alle donne, e la pedagogista Olimpia Palo, che ricordando la figura e l’opera di Maria Montessori ha ben spiegato come si debba partire dai bisogni e dalle caratteristiche della persona, bambina o bambino che siano, adulti o anziani che diventino, dove l’educazione non è imposizione ma accompagnamento, dove lo studio e la conoscenza non sono cascate di nozioni o teorie ma scoperte continue, frutto della curiosità e della ricerca di ognuno. Già capirlo e praticarlo nei nostri quotidiani accudimenti sarebbe una rivoluzione. Una rivoluzione rivelazione continua grazie ai salotti di cult, e non solo, di Castellucchio City.