Fattore clima sulle campagne mantovane. Cereali, angurie e vite in sofferenza, bene mais e meloni

MANTOVA Questo scorcio finale di primavera sta trascorrendo all’insegna dell’incertezza metereologica, con abbondanti piogge e temperature che di certo sono inferiori alle medie stagionali. Come sta reagendo il settore agricolo? Da un lato, l’andamento climatico sta mettendo in difficoltà i cereali autunno-vernini, ormai prossimi alla fase di raccolta (sono circa 30.000 gli ettari nella nostra provincia). Basti pensare che, come rilevato dalla centralina meteo di Borgochiesanuova, da inizio anno sono caduti soltanto 178,60 mm di pioggia, contro una media del periodo pari a circa 380 mm. Di questi 178,60 mm però, ben 48,20 sono caduti soltanto nei primi nove giorni di giugno: «Abbiamo avuto un notevole squilibrio nella distribuzione delle precipitazioni – spiega l’ufficio tecnico di Confagricoltura Mantova – con i mesi invernali, fino alla prima metà di maggio, secchi e asciutti e una primavera invece notevolmente piovosa. In sostanza, quando sarebbe servita, l’acqua non è scesa, mentre sta cadendo copiosa in questa fase». Tutto ciò potrebbe avere conseguenze sulle rese dei cereali autunno-vernini: «La siccità di inizio anno ha influito, poiché i grani potrebbero non essersi riempiti del tutto. Il rischio di andare incontro a una minor produzione dunque c’è. In queste settimane sarebbero servite temperature più miti e meno piogge, così invece la maturazione delle spighe è a rischio. Senza contare poi che si potrebbe incorrere in problemi sanitari legati all’insorgere di malattie fungine». Una stima del calo di produzione è certamente prematura, ma «sicuramente produrremo meno rispetto al 2019, soprattutto chi, a maggio, non ha irrigato adeguatamente le colture».
Problemi legati al meteo anche per la campagna 2020 delle angurie, presenti su circa 1.300 ettari nel mantovano. «L’abbondante acqua è stata un disastro – spiega Dario Merighi, alla guida di un’azienda ortofrutticola a Sermide – per le angurie in campo aperto. A causa delle precipitazioni non riusciamo a entrare nei terreni per la raccolta, e il rischio è che i frutti maturino troppo, diventando invendibili e, di conseguenza, scarti». Per contro, il clima più fresco è stato un toccasana per i meloni in serra: «Le condizioni climatiche hanno aiutato il melone a maturare al meglio. A 30-32 gradi il frutto non rende al meglio, con queste condizioni invece rimane di più sulla pianta e diventa più dolce». La pioggia giova anche al mais, che ha un abbondante fabbisogno idrico e che, in certi casi, era già stato irrigato due volte in provincia. Problemi invece per la vite, dal momento che anche per questa coltura può risentire dell’eccesso di umidità e sviluppare patologie dannose poi per la resa finale.