Stalking alla ex, dentista a giudizio

MANTOVA Stando all’ipotesi accusatoria a lui ascritta avrebbe preso a perseguitare la moglie subito dopo la fine del loro matrimonio. A finire sul banco degli imputati, circa la fattispecie di stalking, un cinquantenne dentista all’epoca residente nell’Alto Mantovano. I fatti addebitategli dagli inquirenti risalirebbero nello specifico al periodo compreso tra il 2013 e il 2017.
Quattro anni caratterizzati, sempre secondo la pubblica accusa, da un’escalation di episodi molesti nonché in taluni casi, sfociati in veri e propri atti di violenza fisica e perpetrati dal professionista ai danni della presunta vittima dalla quale si era poco prima separato. Telefonate e messaggi minacciosi a cadenza pressoché quotidiana, pedinamenti e appostamenti sotto casa o nei luoghi da lei frequentati, compreso il luogo di lavoro della donna di professione infermiera ospedaliera; fino agli insulti e alle offese personali con frasi del tipo: “Non sei al mio livello, stupida infermiera, io sono laureato”. In un caso addirittura, secondo quanto raccontato ieri in aula dalla sorella della persona offesa, l’imputato, al culmine di uno scatto d’ira, avrebbe colpito la coniuge rompendogli sulla schiena l’asta in legno di una scopa. Circostanze queste ricusate in toto dalla difesa secondo cui al contrario, l’imputato si sarebbe solo limitato a controllare la ex in quanto da lui ritenuta colpevole di avergli sottratto una valigetta contenente un’ingente somma di denaro in contanti – qualcosa come alcune centinaia di migliaia euro – che l’uomo deteneva in casa per non meglio accertati motivi personali. A tal fine, infatti, avrebbe assoldato un investigatore privato per controllarne i movimenti nel tentativo di risalire al nascondiglio del paventato maltolto. E per raggiungere lo scopo il detective aveva altresì provveduto ad installare sotto l’auto dell’ipotetica ladra, un dispositivo Gps; impianto poi scoperto casualmente a Verona dalla stessa parte lesa e da lei subito consegnato ai carabinieri scaligeri i quali risalgono al proprietario del localizzatore, un’agenzia investigativa di Milano. Prossima udienza il 14 novembre.