Violenza in carcere a Mantova: detenuto prende a pugni un agente. Proteste dei sindacati di Polizia Penitenziaria

MANTOVA  Giornata da incubo quella dell’altro ieri nella casa circondariale di Mantova ove, nel tardo pomeriggio, un detenuto magrebino 27enne con problemi psichiatrici che sta scontando una pena a un anno e mezzo, si è dapprima auto lesionato e quindi, durante il tragitto per la locale infermeria, senza alcun motivo, ha aggredito violentemente il sovrintendente della Polizia Penitenziaria che lo stava accompagnando sferrandogli pugni al volto. Solo grazie all’intervento dell’esiguo altro personale intervenuto, si è evitato il peggio. Il sovrintendente è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso ove è stato dimesso con una prognosi di trenta giorni per fratture al volto. «Allucinante – dichiara Alfonso Greco, segretario regionale per la Lombardia del Sindacato autonomo di polizia penitenziaria (Sappe), in merito al grave episodio di violenza -. Il Sappe augura una pronta guarigione al collega aggredito e auspica in un celere intervento da parte dell’amministrazione penitenziaria circa la gestione di questa tipologia di detenuti. Ci vuole una completa inversione di rotta nella gestione delle carceri regionali, siamo in balia di questi facinorosi, convinti di essere in un albergo dove possono fare quel che non vogliono e non in un carcere. Facciamo appello anche alle autorità politiche regionali e locali: in carcere non ci sono solo detenuti, ma ci operano umili servitori dello Stato che attualmente si sentono abbandonati dalle Istituzioni. Siamo davvero alla frutta – conclude il sindacalista -. I detenuti rimangono impuniti rispetto alla loro condotta violenta e fanno quello che si sentono fare, senza temere alcuna conseguenza. Urgono contromisure». Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, «servono interventi urgenti e strutturali che restituiscano la giusta legalità al circuito penitenziario intervenendo in primis sul regime custodiale aperto: espellere gli stranieri detenuti in Italia, per fare scontare loro la pena nelle carceri dei Paesi di origine, come nel caso del detenuto protagonista delle ore di follia a Mantova, potrebbe già essere una soluzione, come anche prevedere la riapertura degli ospedali psichiatrici giudiziari dove mettere i detenuti con problemi psichiatrici, sempre più numerosi, oggi presenti nel circuito detentivo ordinario». Capece chiede “nuove assunzioni e nuovi strumenti di operatività come il taser, kit antiaggressione, guanti antitaglio, telecamere portatili”. Stessa lunghezza d’onda per i rappresentanti locali di Uilpa, Osapp, Fns Cisl, Alsippe, Cgil Fp, nel denunciare la cronica carenza di organico del personale di Polizia Penitenziaria della Casa Circondariale di Mantova sottolineano che non possono “accettare di essere dimenticati o peggio ignorati quando si assegna il nuovo personale, con la solita motivazione della pianta organica, che è assolutamente inadeguata per quanto riguarda l’Istituto Mantovano” scrivono in un comunicato congiunto.