SABBIONETA – Negli ultimi giorni si è molto discusso della proposta elaborata da uno studio di architettura per la pista ciclabile che dovrà essere realizzata tra Sabbioneta e Casalmaggiore. Un progetto “avveniristico”, che colloca il serpentone ad alcuni metri d’altezza: una pista sospesa in mezzo agli alberi, con un che di fantascientifico, perfetto per una realtà virtuale da film sulla città futura. Il problema sta proprio qui, in una realizzazione futuribile che, a detta di alcuni, appare fuori contesto e neanche di semplice realizzazione. Eppure il progetto è più che concreto, perché è sponsorizzato da uno dei due Gal che agiscono sul nostro territorio. A storcere il naso è anche il coordinatore delle Pro loco Oglio Po Alberto Sarzi Madidini, sabbionetano doc anche se ora trapiantato nel casalasco. «Per il momento – afferma Sarzi Madidini – il progetto ha ottenuto il non trascurabile effetto di dare visibilità a Sabbioneta sui media nazionali, che hanno pubblicato la notizia con notevole risalto. Non è la prima volta che architetti italiani e stranieri elaborano progetti per Sabbioneta nei quali la fantasia ha un ruolo preponderante. Ricordo che nel 2013 il Politecnico di Milano aveva proposto il progetto di un impianto termale da realizzarsi nella zona dietro le scuole di Piazza d’Armi. Per incrementare il turismo le “Terme di Sabbioneta” avrebbero utilizzato l’attuale edificio scolastico come hotel. Un altro progetto, per certi aspetti simile, prevedeva di realizzare un “Suite Hotel” con annesso centro benessere, ampliando l’ex convento dei Serviti (già utilizzato come casa di riposo) vicino al bastione San Nicolò, dietro la chiesa dell’Incoronata. Altro esempio? Un’università tedesca ha sviluppato un progetto per trasformare l’intero quartiere dove si trova la Chiesa del Carmine in una foresteria e centro servizi». Nessuno dei progetti è stato realizzato, ovviamente. Sono rimasti tutti sulla carta o nel computer, come puri esercizi di fantasia. «Forse – commenta Sarzi Madidini – da parte dei progettisti sarebbe necessaria un po’ più di concretezza; specialmente perché non sono gli studi di architettura a doversi occupare della gestione e della manutenzione delle realizzazioni che la loro fantasia immagina».