“Offesi su Apam? Per 70 anni hanno gestito il potere a proprio piacimento”

APAM

MANTOVA  – «Ai pianti di Mattia Palazzi ora si aggiungono anche quelli di Marco Carra, entrambi Pd, i quali dopo aver perso la Provincia, ora sentono mancargli la terra sotto i piedi. Però il teatrino che stanno mettendo in piedi è francamente imbarazzante, considerato che incarnano alla perfezione quell’apparato di potere di cui la sinistra è da sempre bramosa e che ha gestito a proprio piacimento per 70 anni». A parlare è Adriano Cattaneo, responsabile enti locali della Lega, che oltre a replicare al sindaco di Mantova e al consigliere regionale in quota dem, non si sottrae ad un’analisi generale sull’azienda che gestisce il trasporto pubblico in terra virgiliana. «Relativamente ad Apam, sarebbe sufficiente ricordare loro la disastrosa gestione che il nuovo presidente, Medardo Zanetti, si ritrova come eredità dei troppi anni durante i quali l’azienda è stata gestita da esponenti della sinistra mantovana – afferma Cattaneo -. Pensiamo ai contratti penalizzanti fatti dalle presidenze precedenti, così come agli acquisti di autobus usati con milioni di chilometri già percorsi e con sistemi informatici per le manutenzioni che non dialogano con quelli dell’Apam: un modus operandi quantomeno discutibile ma sul quale chi oggi si lamenta delle nomine si è sempre voltato dall’altra parte». Il tiro si sposta quindi su Palazzi: «Aveva garantito di lasciare il suo incarico in Autobrennero, promessa prontamente rimangiata, ma purtroppo ormai ci siamo abituati. Egli vorrebbe posti in Apam ma si guarda bene da inserire sindaci del centrodestra in Tea che a quanto pare considera “roba sua”, anche se confido non per molto. Ma su Tea si dovrebbe aprire un capitolo chilometrico, che adesso non mi sembra il caso». Cattaneo respinge al mittente anche le illazioni secondo le quali il presidente della Provincia Carlo Bottani si sarebbe fatto influenzare dal Carroccio riguardo le nomine del Cda di Apam. «Il presidente Bottani ha fatto una scelta intelligente, non su pressione della Lega, ma sulla base di un semplice assunto: delle aziende che non funzionano, bisogna cambiare la testa non solo negli uomini, ma soprattutto negli approcci strategici».
Matteo Vincenzi