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Lo scorso febbraio ha chiuso la rassegna “Incantastorie. A teatro con mamma e papà” al Teatro Comunale di Gonzaga, iniziativa promossa dal comune in provincia di Mantova insieme al Teatro dell’Orsa. “I viaggi di Gulliver”, il capolavoro dello scrittore irlandese Jonathan Swift (1667-1745), è stato pubblicato per la prima volta il 26 ottobre, un sabato, di duecento novantaquattro anni fa a cura dell’editore Benjamin Motte che aveva ricevuto anonimamente il manoscritto, il cui autore si nascondeva dietro lo pseudonimo di Dr. Lemuel Gulliver. “Le storie hanno il potere di condurci nei mondi del tutto possibile. Ci accompagnano e ci incoraggiano nell’avventura del crescere. Questa storia viaggia in chi l’ascolta dentro l’infinitamente piccolo e grande”, sono state le parole di Bernardino Bonzani presentando lo spettacolo con la regia di Monica Morini e le scenografie di Franco Tanzi a Gonzaga.

La storia di Lemuel Gulliver, appartenente alla borghesia inglese, nato nel Nottinghamshire, studente a Cambridge e all’università di Leiden e poi tirocinante chirurgo a Londra, inizia il 4 maggio del 1699 quando, per mancanza di denaro, salpa da Bristol come medico di bordo verso le Indie Occidentali. Dalla finzione alla realtà, a Mantova sono gli anni del potere di Ferdinando Carlo, con la dinastia dei Gonzaga che si sta avviando alla conclusione.

Il romanzo è diviso in quattro parti, una per ciascun viaggio intrapreso dal medico, ed è narrato in prima persona. Il primo viaggio di Gulliver si arresta a causa di un naufragio che lo vede ritrovarsi sulla spiaggia di una terra sconosciuta, Lilliput, circondato da tanti piccoli omini che lo hanno legato con delle reti, terrorizzati dalla sua altezza (1,95 cm). Gli abitanti sono comunque ospitali e lo conducono al cospetto dell’imperatore che decide di usare il gigante come una sorta di arma. Ben presto però Gulliver perde il favore dei lillipuziani, viene condannato a morte e riesce a fuggire per tornare a casa.

Il secondo viaggio lo porta, invece, a Brobdingnag, penisola abitata da giganti che lo considerano alla stregua di un animale domestico. Viene infatti rinchiuso in una gabbia e gli stessi animali, per lui, rappresentano un vero e proprio pericolo. A salvarlo sarà un’aquila che solleva la gabbia in cui è rinchiuso e la porta fino al mare.

Nel terzo viaggio finisce a Laputa, una terra abitata da studiosi di matematica che, però, non riescono a mettere in partica nessuna delle loro ricerche. Gulliver li abbandona quando si rende conto che opprimono un’altra popolazione. 

Infine, nel quarto e ultimo viaggio arriva in un luogo popolato dagli houyhnhnm, cavalli dotati di raziocinio, e da altri esseri umani, gli Yahoo (già, come il moderno motore di ricerca), che rappresentano i servitori dei cavalli. Gulliver cerca di imparare la loro lingua e, in cambio, gli spiega la Costituzione inglese. Quando si vede rifiutata la richiesta di venire ufficialmente ammesso in questa società, amareggiato, fa ritorno a casa dove, non sopportando più moglie e figli, finisce per parlare solo con i cavalli. È il 1715 e il mondo che ha lasciato per il suo primo viaggio è completamente cambiato.

La delusione di Gulliver è quella di colui che si era imbarcato alla ricerca di un mondo utopico, un mondo che, nella satira di Swift, è da contrapporre ai difetti e ai vizi tipici dell’Occidente. La morale è che il mondo perfetto non esiste: quelli che a prima vista a Gulliver appaiono come dei paradisi terrestri, in realtà alla lunga non sfuggono ai problemi e alle ipocrisie tipiche degli uomini del suo tempo.

Swift, pastore anglicano in un’epoca in cui l’Irlanda è popolata per il 75% da cattolici, era uno spirito libero. Il suo animo anticonformista emerge già nel 1697 quando scrive la “Battaglia dei libri”, un poema eroico e satirico, sul modello di Alexander Pope, in cui prendeva la parola sulla controversia sulla superiorità dei tempi antichi rispetto a quelli moderni, anticipando la sua rabbia nei confronti del genere umano e del mondo a lui contemporaneo accusato di essere pervaso dalla presunzione.

Tiziana Pikler