Ciclicamente, in media ogni cinque anni, l’Oceano Pacifico equatoriale diventa fino a 3°C più caldo, innescando una cascata di effetti percepiti in tutto il mondo: questo ciclo è chiamato El Niño (o Oscillazione Meridionale). Ogni El Niño è seguito da una La Niña e viceversa, con alcuni mesi di condizioni neutre tra gli eventi. La variazione della temperatura superficiale del mare associata a questo fenomeno, che potrebbe sembrare trascurabile, è più che sufficiente per alterare i delicati equilibri del clima a livello globale fino alla stratosfera polare.
In questi giorni il National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) statunitense ha riferito che, dopo un periodo relativamente lungo di La Niña, l’Oceano Pacifico equatoriale tornerà allo stato neutrale nella primavera di quest’anno. Pertanto, è probabile che entro la fine del 2023 si sviluppino le condizioni per l’arrivo di El Niño.
Le possibili conseguenze di questo fenomeno non sono certo rassicuranti. Durante un El Niño, l’oceano trasferisce parte del calore e dell’umidità in eccesso all’atmosfera, arrivando ad aggiungere fino a 0,2°C alla temperatura media della Terra. Potremmo perciò aspettarci in generale uno 2024 con temperature al di sopra delle medie stagionali. Inoltre, è ipotizzabile una diminuzione delle piogge nell’emisfero meridionale: tra le conseguenza vi sarebbe un maggior rischio di incendi e, con il rallentamento della crescita della vegetazione, un minor assorbimento della CO2 dall’atmosfera.
Discorso diverso ma non meno estremo da questa parte del Globo. Durante gli inverni, il cosiddetto jet stream favorirà condizioni più umide alle nostre latitudini, mentre nel Europa del nord gli inverni diventeranno più secchi e freddi. Se El Niño riuscirà a intensificarsi a sufficienza prima dell’arrivo del nuovo anno, la stagione invernale 2023-24 sarà particolarmente rigida.
Insomma, il meccanismo che regola il clima è estremamente complesso e interconnesso: non possiamo pensare che ciò che accade dall’altra parte del mondo non ci riguardi affatto poiché, come si suol dire, “il battito d’ali di una farfalla è in grado di provocare un uragano dall’altra parte del mondo”.