GENOVA Non ce l’ha fatta col Mantova, da calciatore. Ci è riuscito col Genoa, da viceallenatore. Gaetano Caridi ha finalmente conquistato la Serie A, ed è una medaglia meritata per questo 42enne calabrese, che nel gennaio 2002 sbarcò a Mantova diventando ben presto uno dei giocatori più amati dai tifosi biancorossi. Nella città di Virgilio ha messo su famiglia e si è stabilito, mai abbandonandola nemmeno quando la carriera l’ha portato altrove. Appesi gli scarpini al chiodo nel 2019, ha intrapreso la carriera di allenatore come vice di Alberto Gilardino. Una coppia affiatata, che si è conosciuta a Rezzato ed ha lavorato insieme a Vercelli e Siena, prima dell’approdo alla Primavera del Genoa. E qui comincia la favola.
Prosegui tu, Tano…
«È successo che lo scorso dicembre Alberto ed io siamo stati chiamati in prima squadra (al posto dell’esonerato Blessin, ndr). Lì è iniziato un percorso bellissimo, culminato con la promozione in A».
Che cavalcata è stata?
«Impegnativa. Perchè la lotta è stata serrata ed anche quando siamo arrivati al secondo posto le inseguitrici correvano. Sono stati bravissimi i ragazzi a gestire la pressione. E poi i tifosi».
Parliamone…
«Eccezionali. C’è un attaccamento viscerale alla squadra, lo stadio era sempre pieno e vedere il Ferraris grondante di passione è un’emozione unica. Anche in trasferta i genoani erano talmente tanti che spesso venivano sistemati nel settore dei tifosi locali».
Un po’ come accadde al Martelli nel 2007…
«Che partita! Vincendo, ritardammo la promozione dei rossoblù di una settimana. Qui a Genova ancora me la “rinfacciano” quella gara… Però, dai, direi che quest’anno abbiamo rimediato (ride)».
Usando il plurale ti riferisci anche a Gilardino?
«Alberto è di un’umiltà incredibile. È stato bravo a trasmettere entusiasmo, serenità e allegria al gruppo e all’ambiente».
E ti ha fatto un regalo: proprio a causa della sua squalifica, è toccato a te il ruolo di allenatore nel match decisivo con l’Ascoli…
«Beh, lui ogni tanto si fa buttar fuori e così mi capita di sostituirlo. Però stavolta il regalo me l’ha fatto davvero grosso!».
Come hai vissuto quella partita?
«Pensavo di essere più teso. Invece, quando sono entrato in campo, la concentrazione era talmente alta che non riuscivo a percepire quel che c’era intorno».
Che meriti ti dai per questa promozione?
«Il nostro è stato un lavoro d’insieme. Siamo andati tutti in un’unica direzione: squadra, società, gente».
Mai pensato di affrancarti da Gilardino e diventare primo allenatore?
«L’idea non mi ha neanche sfiorato. Mi trovo troppo bene col mister».
Tre anni fa potevate allenare il Mantova…
«È vero. Setti contattò il “Gila”, poi furono compiute altre scelte. Che dire? Per me è un peccato, perchè mi sarebbe davvero piaciuto. Però, col senno di poi, mi è andata bene così».
Pensi già alla Serie A?
«No no. C’è un campionato da portare a termine, poi vedremo cosa ci riserva il futuro».
Con Caridi non si può non parlare del Mantova, che sabato si gioca la salvezza…
«Per dirti quanto mi sta a cuore: pensa che sabato scorso, nel bel mezzo dei festeggiamenti per la promozione del Genoa, io cercavo sul telefonino gli aggiornamenti da Zanica!».
E dopodomani come la vedi?
«Quello del Martelli sarà un match da dentro o fuori. Per assurdo è meglio avere un solo risultato a disposizione: il Mantova sa che deve solo vincere. È una missione possibile, perchè a livello qualitativo i nostri sono superiori all’Albinoleffe».
Da allenatore, cosa diresti a Guccione e compagni?
«Intanto di partire forte per cercare di sbloccarla subito. Ma, se non dovesse accadere, sarà fondamentale armarsi di pazienza. Guai a cedere alla frenesia: le partite si possono vincere anche al 90’».
Sei ottimista?
«Io sì. Perchè questa partita coinvolge un’intera città che, com’è sempre accaduto, saprà sostenere alla grande la squadra. E poi c’è Mandorlini».
Ovvero?
«Un allenatore che ha già affrontato queste situazioni e sa perfettamente come gestirle. Sia sotto l’aspetto mentale che su quello tecnico saprà trasmettere quel che serve».
Anche il Genoa gioca sabato: quanto ti costerà non essere al Martelli?
«Idealmente ci sarò».