L’intervista – Palazzi: “Le mie verità su Acm, Calcio a 5 e Stings”

Mattia Palazzi
Mattia Palazzi

Mantova Mai come in questa estate 2023 lo sport mantovano ha assunto un andamento schizofrenico, con i verdetti del campo ribaltati a tavolino. Tre esempi per tutti: il Mantova Calcio retrocesso in D e riammesso in C; il Mantova Calcio a 5, che ha visto sfumare la promozione in A1 ma è lì lì per ottenerla a tavolino tramite ripescaggio; gli Stings, che hanno salvato per il rotto della cuffia l’A2 salvo poi cedere il titolo a Rieti e sparire dal basket che conta. Ci sarebbero anche i casi del volley, col Gabbiano promosso in A3 per acquisizione del titolo sportivo; e del Volta femminile, costretto a rinunciare per mancanza di fondi all’A2 conquistata sul campo.
Ma limitiamoci a Mantova, Saviatesta e Stings, se non altro perchè sono tutte società del capoluogo. Di quanto è accaduto e dei loro destini abbiamo parlato col sindaco di Mantova, Mattia Palazzi
Sindaco, partiamo dal calcio. Cosa può rappresentare per l’Acm la riammissione in C?
«Rappresenta innanzitutto la dimostrazione ulteriore che un modello diverso sulla sostenibilità economica finanziaria di questa categoria sarebbe necessario, visto che ogni anno saltano diverse società, di città anche importanti. Quindi, partiamo dal sapere che restiamo in C non per meriti. Ricordarci questo serve per metterci ogni energia per dimostrare sul campo, nella nuova stagione, che è lì che vogliamo vincere e convincere. So che la società e il Presidente Piccoli hanno questa volontà e consapevolezza. Quindi auguriamoci un campionato diverso e migliore».
A che punto è il dialogo con la società? Sono in agenda interventi di ristrutturazione del Martelli? O state ragionando sulla possibilità di costruire un nuovo impianto?
«Gli interventi di manutenzione possibile si fanno ogni anno, anche perché viceversa non ci sarebbe l’agibilità. Ciò detto, ripeto quello che dico da anni. Io sono il primo a volere uno stadio nuovo. Ma uno stadio nuovo non potrà mai realizzarlo il Comune con risorse proprie, salvo avere la garanzia per decenni di mutuo di un affitto molto alto da chi lo usa. E mi pare evidente che non è possibile. Per cui ci sarà a Mantova uno stadio nuovo quando ci saranno finanziamenti pubblici per gli stadi di Serie C e/o quando uno o più privati avranno l’interesse di investirci. Interessi che però devono essere compatibile con quelli della città».
Passiamo al Mantova Calcio a 5. Con il ripescaggio in A1 diventa ancor più fondamentale avere una “casa sicura” per allenamenti e partite. Sarà il PalaSguaitzer?
«Ci stiamo lavorando. E questo dimostra quanto si sbagliava la destra mantovana quando mi diceva che non serviva costruire il PalaSguaitzer di Borgochiesanuova».
Come procede il dialogo con la società? Come può contribuire l’amministrazione comunale al consolidamento di quella che a tutt’oggi è la società mantovana (di città) più alta di categoria?
«Il dialogo e lavoro degli uffici è costante e il sostegno del Comune c’è sempre stato. Dopodiché nessuno può pensare che il destino di società professionistiche debba o possa dipendere da soldi pubblici del Comune. Il nostro compito innanzitutto è sostenere lo sport di base, le famiglie che per reddito non riescono a far fare sport ai propri figli. Quindi il nostro sostegno c’è, come c’è sempre stato. Ma le società professionistiche o stanno in piedi con sponsor o è ovvio che saltino. E non si può scaricare sul Comune la responsabilità di tenere in piedi società professionistiche. Mi pare oggettivo e di buon senso».
Infine gli Stings. Quel che è accaduto è stato un fulmine a ciel sereno anche per lei?
«Sapevo della situazione da alcuni giorni e mi sono incontrato con i dirigenti. Ovviamente ho lavorato nel poco tempo che mancava per dare una mano, ma il differenziale economico mancante era troppo alto per essere recuperato in meno di una settimana con nuovi sponsor. Poteva essere risolto solo dagli attuali sponsor se erano nelle condizioni di farlo. Valutazione che non sta a me fare, ma ai singoli sponsor».
Davvero non c’erano margini per salvare la società? Forse si è agito troppo tardi?
«Questo non va chiesto a me. Io faccio il sindaco, che è un altro mestiere. Dopodiché arriva un punto nel quale chi deve mettere le firme in banca valuta anche, ovviamente, quanto può rischiare del proprio patrimonio personale e probabilmente in questo momento tale rischio è stato valutato troppo alto. Mi dispiace molto anche perché salvarsi all’ultima giornata è stato un sospiro di sollievo, che oggi risulta vano. Ciò che auspico adesso è che possa nascere una nuova storia, partendo anche dal vivaio mantovano. Vedremo, adesso è troppo presto e brucia troppo quanto avvenuto».
La grande imprenditoria mantovana, salvo rari casi, non si è mai mostrata troppo interessata ad investire nello sport: è una condizione irrisolvibile o si può in qualche modo cambiare?
«Non è esattamente così, basta pensare a quanto Tirelli e Bompieri hanno messo nel Mantova Calcio per anni. Dopodiché si, ci sono importanti imprenditori che non sostengono lo sport qui. Ma nemmeno possono essere obbligati a farlo».