MANTOVA Che possa essere Stefano Rossi, l’ultrà del Mantova calcio, ma soprattutto ultrà della Lega, sia pure mai iscritto al carroccio, ormai nell’ambiente politico mantovano è dato per scontato. Lo confermano persino le voci sempre più ricorrenti di ben due civiche, non una sola, che il candidato del centrodestra stia organizzando per affrontare le comunali 2020 del capoluogo. Due civiche collegate sul suo nome a sostegno dei valori autonomisti, l’una, e del candidato sindaco in particolare la seconda. Una sorta di “lista del sindaco”, come è ormai consuetudine da qualche anno in qua.
L’aveva fatta Mattia Palazzi nel 2015. L’ha fatta anche Paola Bulbarelli quello stesso anno, presentandosi all’elettorato del centrodestra con un simbolo e una squadra propri, quasi a sollecitare nella trasversalità più o meno apparente della proposta il voto sulla persona più che sullo schieramento.
Anche Rossi pertanto non sarebbe sfuggito a questa dinamica che fa prevedere una “lista verde”, da giustapporsi alla rivale “lista gialla” di Palazzi, come è già stato peraltro annunciato che si chiamerà la vecchia “Palazzi 2015”. Anche in questo caso, non senza tirarsi dietro lo strascico di malumori nei partiti.
Anche Rossi infatti ha già incontrato – stando ai bene informati – l’ostilità delle segreterie di Fratelli d’Italia, ma soprattutto di Forza Italia. Motivo? Parrebbe, secondo le stesse fonti ufficiose, che a costruire il progetto verde ci siano alcune personalità ben note degli azzurri, fra cui l’ex sindaco di Moglia Claudio Bavutti (ripetiamo, si tratta di rumors, al momento, senza prove certe), oltre a qualche elemento cittadino. In primis, il consigliere comunale Andrea Gorgati, il cui filo autonomista si è dimostrato soprattutto nelle numerose scelte difformi prese rispetto al gruppo azzurro.
Su altro fronte, quello dei Fratelli tricolori, le voci insistono sull’avvicinamento di Caterina Badalucco. Ipotesi anche questa verosimile, che comunque lascia spazio a più ampie considerazioni sul tipo di campagna in fieri.