Racket degli animali e ciclo illegale dei rifiuti: l’ecomafia ci risparmia

MANTOVA Essere quasi fanalino di coda in Lombardia questa volta fa onore a Mantova, dato che la classifica di riferimento su base regionale stilata da Legambiente è quella legata al rapporto “Ecomafia 2019”. Un rapporto che prende in considerazione svariati reati di tipo ambientale, ma principalmente quelli connessi con il racket degli animali, le irregolarità riscontrate nel ciclo del cemento e il traffico e smaltimento illegale dei rifiuti. In tutte queste violazioni criminose, sulla base delle denunce, degli accertamenti e delle sanzioni comminate, la provincia Virgiliana oscilla fra l’ottava e l’undicesima posizione su dodici.
Prendendo in considerazione il novero complessivo dei reati scoperti o denunciati e le condanne eseguite, Mantova risulta ottava. Il totale dei reati accertati è di 403, e 420 le denunce pervenute agli organismi di controllo e alle forze dell’ordine; 23 sono stati gli arresti nel corso della scorsa annualità (cui la classifica fa riferimento), e 171 i sequestri. Per Mantova i numeri risultano davvero esigui, e quasi si direbbe fisiologici: 12 i reati accertati in tutta la provincia, 20 le denunce, zero gli arresti e 9 i sequestri. Cifre molto lontane da quelle di Brescia, che guida la classifica dell’Ecomafia con 94 accertamenti criminosi, 91 denunce, 45 sequestri e un arresto.
La classifica generale lombarda, dopo Brescia, mette in fila nell’ordine Bergamo, Pavia, Milano, Como, Lodi, Varese, Sondrio, Lecco, Mantova, Monza Brianza e Cremona – la più virtuosa di tutte, con appena un reato accertato e una denuncia.
Dal rapporto emergono alcune novità rispetto agli anni scorsi, fra cui quello che riguarda la filiera dell’agroalimentare utilizzato dalla malavita per fare affari. E soprattutto colpisce il racket degli animali come estensione delle mafie. Il tutto per un giro d’affari complessivo quantificato dalla Guardia di Finanza in 16,6 miliardi di euro.
Enorme il numero i soggetti coinvolti in modo continuativo: si parla di 368 clan censiti e, neanche dirlo, quasi tutti al sud, dove permane comunque il corpus principale degli affari e degli illeciti. Nella classifica nazionale i territori più a rischio sono quelli di Napoli (ma della Campania in generale), di Bari e di Roma, che detengono il triste record negativo per numero di discariche abusive, depositi non autorizzati, e roghi di rifiuti al di fuori di qualsiasi autorizzazione.