MANTOVA Cinque notizie di reato al giorno per procedimenti di codice rosso; è questa la media della procura di Mantova riguardo alle segnalazioni di fatti di violenza domestica. Vale a dire 35 casi a settimana e 140 al mese. Numeri che in vista della giornata mondiale contro la violenza sulle donne sembrano un’enormità per una realtà come la nostra nonostante la parola femminicidio sia purtroppo già tristemente nota anche da queste parti; enormità che finisce per sfumare in una miriade di casi di lieve entità tra i quali rischia di perdersi quello di reale gravità. Ecco dunque che se nelle scorse settimane il procuratore capo Manuela Fasolato aveva lanciato un primo doppio allarme, da un lato l’escalation di casi di violenza di genere segnalati all’autorità giudiziaria, dall’altro il conseguente intasamento degli uffici giudiziari; ora da via Poma arriva un ulteriore segnale di preoccupazione, e questo a fronte della media di cinque casi al giorno. Il problema consiste anche nell’entità degli episodi che vengono segnalati come “codice rosso”, e in quest’ottica il problema dipende dai risvolti della legge 69 del 19 luglio 2019, quella che ha sancito l’entrata in vigore del “codice rosso”, e che all’articolo 1 stabilisce l’obbligo di riferire la notizia del reato. Ciò significa che per gli episodi di violenza di genere il procedimento scatta d’ufficio, senza che vi sia la necessità della querela da parte delle persona offesa (donna ma anche uomo che sia), ovvero che la procedura d’ufficio scatta anche per episodi in cui la vittima è stata dimessa con un giorno di prognosi contro i 21 necessari precedentemente. A seguire l’articolo 2 della stessa legge, quello relativo all’assunzione di informazioni da parte del magistrato competente, stabilisce che la vittima o chi ha fatto la denuncia venga sentita dalla procura entro tre giorni dall’iscrizione della notizia di reato, questo non solo per i casi di violenza sessuale ma anche per quelli di lesioni intrafamigliari. Tradotto, significa che la procedura riguarda non solo i casi di estrema gravità, quali la violenza sessuale e il tentato omicidio, ma anche quella infinità di casi che finiscono poi davanti al giudice con imputazioni quali maltrattamenti in famiglia oppure lesioni personali. Casi che non vanno certo sottovalutati ma che vanno comunque valutati nella loro peculiarità, con il rischio che da un allarme costante si passi a un allarmismo fine a sé stesso che può finire facilmente per nascondere agli occhi di inquirenti e forze dell’ordine quelli realmente pericolosi. In parole povere, a forza di gridare “al lupo”, il lupo finisce per farla franca.