Folla per l’ultimo saluto a Riccardo Braglia, gran cerimoniere della città

MANTOVA Al cospetto di una gremitissima Basilica di Sant’Andrea si sono svolte ieri mattina le esequie di Riccardo Maria Braglia, lo storico dell’arte, noto a tutti per la sua erudita divulgazione storico-artistica, unita ad una verve dialettica ed istrionica ineguagliabile.
Braglia era rimasto gravemente ferito lo scorso giugno nell’incendio della sua abitazione in via Arrivabene in centro città, riportando nel rogo severe ustioni su tutto il corpo.
Dopo un lungo periodo in stato d’incoscienza, profondamente sedato nel reparto grandi ustionati del Niguarda di Milano, si era svegliato a inizio settembre alimentando le speranze che potesse riprendersi.
Purtroppo martedì la notizia della sua dipartita all’Ospedale di Pieve di Coriano presso il quale era ricoverato da alcuni giorni.
Come affermato anche nella concisa, ma intensa omelia di Don Renato Pavesi, Riccardo Braglia era un uomo profondamente colto, innamorato della sua città e che trasmetteva la sua viscerale passione per l’arte a chiunque mostrasse interesse, privilegiando soprattutto quell’universo, molte volte invisibile ai più, ovvero quello dei disabili, degli artisti di strada e dei più sfortunati, offrendo le sue competenze per diverse iniziative organizzate, in particolar modo negli ultimi anni, dall’associazione Arte dell’Assurdo di cui lui era affezionato collaboratore.
Sul finire della sobria, ma sentita partecipazione, Don Renato ha ceduto la parola alla sorella Emanuela che ha ricordato Riccardo attraverso le parole della grande scrittrice Edgarda Ferri secondo la quale «Riccardo Braglia era il gran cerimoniere della città di Mantova, oltre che una figura discesa in questo preciso momento da una tela di Rubens».
Al termine della cerimonia l’ultimo saluto sul sagrato della Basilica dove una schiera fedele di amici, familiari, personalità delle istituzioni hanno tributato a Braglia un ultimo accorato applauso.
Riccardo Braglia nei prossimi mesi sarà ricordato con un evento musicale dall’Associazione Arte dell’Assurdo, di cui faceva parte, in collaborazione con la famiglia.