In lacrime in tribunale accusa l’ex: mi picchiava, io sopportavo perché avevo paura

MANTOVA  «Mi prendeva per i capelli e mi sbatteva la faccia contro il muro. Se non faceva troppo male non andavo in ospedale altrimenti lui si arrabbiava ancora di più». E quando si sarebbe arrabbiato di più l’avrebbe fatta finire in ospedale, lei non lo aveva denunciato, ma aveva detto che si era fatta male cadendo dalle scale: altri 15 giorni di prognosi e “nessuna via d’uscita”. Ha raccontato le violenze che avrebbe subito dal marito, per lunghi tratti non è riuscita a trattenere le lacrime ma non si è mai fermata e ha confermato tutte le accuse a carico dell’ex, un 40enne residente nell’hinterland a processo per maltrattamenti. «Non gli andava bene niente – ha detto ancora la donna, una 31enne che si è costituita parte civile con l’avvocato Elisa Sabbadini -: come mi vestivo, qualsiasi cosa facessi, la gente che frequentavo. Non potevo fare nulla». Ci ha messo sei anni a trovare una via d’uscita, grazie, dice ancora lei, a quelli del supporto psicologico cui si era rivolta dopo l’ennesima aggressione. Era il 2019, lui l’avrebbe presa a calci in casa per poi trascinarla in auto e picchiarla di nuovo. «A quel punto mi bastava che non lo facesse davanti ai bambini». I bambini: uno nato da una precedente unione della 31enne, e due nati durante questa convivenza piuttosto turbolenta andata avanti tra il 2013 e il 2019. Gelosia ossessiva, insulti, minacce di morte e poi dopo la separazione, quando lui era andato a stare da solo a 50 metri di distanza dalla ex, altre aggressioni, come quella a un 40enne che si era messo a frequentare l’ex moglie, cacciato di casa dall’imputato perché non voleva che i bambini vedessero la madre con altri uomini. Bambini che però avrebbero assistito ai maltrattamenti: «una volta, agosto 2020, mi ha presa per il collo davanti al bambino che piangeva e diceva: non uccidere la mia mamma». Una testimonianza perfetta per un caso da codice rosso. All’udienza del prossimo 31 ottobre toccherà all’imputato, difeso dall’avvocato Nicola Turzi, raccontare la sua versione dei fatti. Gliene servirà una altrettanto perfetta.