Incinta a 13 anni, più reato che peccato

MANTOVA Sono arrivati in tribunale mano nella mano con la loro bellissima bambina in braccio alla zia. Di lì a poco il gup Arianna Busato ha condannato con rito abbreviato il padre della piccola a 8 mesi di reclusione (pena sospesa e obbligo di frequentare un corso rieducativo) per atti sessuali con minorenne infraquattordicenne, e ha pronunciato il non doversi procedere nei confronti della nonna materna della piccola che era indagata per omessa vigilanza sulla figlia. I due baby-genitori vivono più nel reato che nel peccato, ma ora che il processo è finito l’amore va avanti, come si è potuto vedere all’uscita dalla camera di consiglio, quando l’imputato, un ragazzo di 21 anni, è stato abbracciato dalla madre 15enne di sua figlia, di fatto la persona offesa del procedimento. «Sono contento, avevo fiducia» ha detto nonostante la condanna comunque lieve; rischiava fino a sei anni. Questa vicenda di due baby-genitori è arrivata in tribunale a seguito di una segnalazione dei servizi sociali. Lui poco più che adolescente e, ahilui, già maggiorenne, lei già una donna ma poco più di una bambina per la legge, in quanto minore di 14 anni all’epoca dei fatti. Si mettono insieme e dopo un po’ lei rimane incinta; nessuno si tira indietro di fronte alle proprie responsabilità, e i due ragazzini vanno a vivere insieme a casa di lui. Quando nel luglio 2022 partorisce una bambina, la mamma però non ha ancora compiuto 14 anni, e quando della scuola arriva notizia del fatto ai servizi sociali parte la segnalazione alla Procura che apre un procedimento per atti sessuali con minore di 14 anni nei confronti del ragazzo. Poco importa che lei sia consenziente; semmai importa che la madre della 13enne abbia permesso ai due di frequentarsi e avere rapporti sessuali completi. Alla fine il giudice Busato ha comunque condannato il giovane a una pena di otto mesi contro i dieci mesi cheisti dal Pm Michela Gregorelli e pronunciato il non doversi procedere nei confronti della suocera dell’imputato. Soddisfatti gli avvocati, la mamma dell’imputato, e anche i due baby-genitori. «Per me non cambia niente – ha detto la giovanissima mamma che sta prendendo il diploma di scuola media e progetta di andare al liceo artistico -; l’ho conosciuto perché suo fratello è insieme a mia sorella. Gli facevo gli scherzi e gli davo gli schiaffetti apposta per chiedergli perdono e dargli un bacino». Se ne vanno come sono arrivati, mano nella mano. A 15 anni la vita è bellissima, l’amore va avanti e il processo è finito