Omesse bonifiche del Sin: Edison, Versalis e Syndial sul banco degli imputati

MANTOVA –  Una novantina di escussioni testimoniali previste, comprese quelle dei consulenti tecnici delle varie parti in causa, da distribuirsi lungo un fitto calendario di udienze già impostato fino a dicembre.
Con l’espletamento degli incombenti preliminari si è di fatto aperto, ieri, a distanza di quasi due anni dalla sentenza di rinvio a giudizio, il processo con rito ordinario instaurato a carico dei 17 imputati – tra persone fisiche e giuridiche – circa la contaminazione da agenti inquinanti del polo chimico di Mantova inserito nel sito d’interesse nazionale (Sin) e afferente, in questo specifico filone d’inchiesta, alle attuali società proprietarie dei terreni Edison, Versalis e Syndial (ora gruppo Eni Rewind). Un avvio di procedimento slittato di oltre dodici mesi a fronte del pensionamento del magistrato designato inizialmente e istruitosi ora innanzi al giudice Giacomo Forte, quest’ultimo chiamato nella seconda seduta filtro del 22 marzo a sciogliere le riserve circa le eccezioni difensive sollevate in prima battuta.
In fase dibattimentale gli imputati (Marc Benayoun, Piergiuseppe Biandrino, Greta Maria Margherita Brambilla, Andrea Alessandro Del Frate, Daniele Ferrari, Massimo Galli, Paolo Grossi, Vincenzo Maria La Rocca, Giovanni Milani, Nicola Monti, Cecilia Presutti, Marco Riva, Gian Antonio Saggese e Michele Troni), saranno dunque chiamati a difendersi, a vario titolo e per posizioni diverse, da un novero di 43 capi d’accusa che vanno dall’omessa bonifica all’inquinamento ambientale, al danneggiamento fino ad illeciti di natura amministrativa.
Secondo quanto contestato dalla procura di via Poma infatti, (rappresentata nella circostanza dai sostituti Silvia Bertuzzi e Michela Gregorelli) le società, chiamate a rispondere anche in qualità di responsabili civili, e di conseguenza chi le amministrava, avrebbero ritardato, se non bloccato, l’avvio dell’iter di bonifica delle varie aree Sin, nel cui sito perimetrato era stata rinvenuta una forte contaminazione da metalli pesanti. Parti civili Comune e Provincia di Mantova, Parco del Mincio oltre al Ministero dell’Ambiente. Un’inchiesta a doppio binario durata quattro anni, quella relativa la contaminazione del Sin virgiliano, scattata a metà 2016 con il preciso scopo di tirare le fila in via definitiva sulla falsa riga degli accertamenti già condotti in passato sulla Colori Freddi San Giorgio. All’esito di una complessa attività di verifica effettuata da Arpa Lombardia e Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, sotto l’egida di Ministero dell’Ambiente e Provincia di Mantova, nel novembre 2020 si era così giunti all’individuazione di specifiche responsabilità in capo alle aziende oggi proprietarie dei terreni oggetto di analisi.
Tali responsabilità penali però, non atterrebbero ad una contaminazione cosiddetta storica ma ai ritardi, a seguito dei ricorsi respinti da Tar e Consiglio di Stato, circa l’avvio dell’iter di bonifica delle varie aree Sin, quali Valletta e Cavo San Giorgio (responsabile Versalis), canale diversivo (Versalis), area B+1 (Versalis), canale Sisma (Edison) ed area ex Sala Celle nel cui sottosuolo erano state altresì rinvenute palline di mercurio. A queste si erano poi aggiunte altre tre aree riconducibili a Edison (V, R collina e R1). In generale, stando alle risultanze investigative, nel sito sarebbe stata rinvenuta una forte contaminazione di suolo, sottosuolo e falda acquifera da metalli pesanti, principalmente mercurio per le aree lacustri e fluviali.
A loro volta, le acque di falda presenterebbero una contaminazione da solventi organici aromatici (benzene, stirene e cumene), idrocarburi, solventi organo-alogenati e metalli pesanti, nonché la presenza di surnatante costituito da un misto di sostanze solide e liquide provenienti da lavorazioni chimiche.