Utili record, e in Tea raddoppiano gli stipendi

MANTOVA D’accordo, sono tutti soldi che verranno ripartiti come dividendi quei 35 milioni di utile che il Comune ha registrato nel consuntivo 2022 della Tea, sua società partecipata al 70% circa; ma anche chi prende parte all’amministrazione del gruppo ne ha tratto utili, e utili record.
Dalla lettura del bilancio infatti si evince che gli amministratori della Tea (intesa come gruppo) nell’arco di un solo anno si sono praticamente raddoppiate le indennità di carica, passando da un totale di poco superiore ai 500mila euro nel 2021 a una cifra che sfiora il milione nello scorso anno.
Tale aumento vertiginoso non riguarda per la verità le altre società partecipate dal Comune. Solamente l’Aspef, invero, ha dato un ritocchino agli stipendi degli amministratori, portandoli dai 48,8mila a 55,5mila. Identica invece rimane la quota parte del Comune per l’Apam (di cui via Roma detiene solo una porzione azionaria minoritaria) e del consorzio ecologico Siem, ormai praticamente assorbito dalla Tea. Nessuna variazione nel biennio in esame anche per le indennità amministrative dell’Aster e del Consorzio progetto solidarietà (Coprosol), i cui amministratori non risultano percettori di indennità di carica. Dunque, a fare la differenza è solamente la multiutility, declinata in tutte le sue diramazioni funzionali che vanno dall’energia all’ambiente, dalla raccolta rifiuti all’acqua, dal gas ai servizi cimiteriali.
La linea di somma tirata in comparazione fra il 2021 e lo scorso anno evidenzia pertanto un sensibile aumento dei costi per gli amministratori, che per l’intero comparto delle partecipate di via Roma passa da 771mila euro a 1,1 milioni.
Una delle spiegazioni più logiche da considerare è che al super-utile deve corrispondere un super-stipendio. Infatti, nei costi degli amministratori di ogni singola partecipata vanno considerati anche i premi di produzione, che in ragione dei super-utili registrati nell’arco dell’anno non possono logicamente essere contenuti. Resta comunque la valutazione “politica”, sollevata dalle minoranze consiliari, che censura questa impennata di stipendi in una partecipata che ha approfittato soprattutto del rincaro dell’energia a carico degli utenti, senza spalmare però il sacrificio anche sugli amministratori stessi.