MANTOVA -Si terrà domani mattina nella casa circondariale di via Poma l’interrogatorio di garanzia di Marta Magri, la 56enne di San Giorgio finita in manette l’altro giorno assieme ad altre 8 persone, in quanto ritenuta dagli inquirenti la mandante di una spedizione punitiva ordita ai danni della cognata e del nipote. Stando alle indagini, coordinate dalla Dda di Brescia, la donna, per una questione di eredità non avrebbe esitato ad assoldare due sicari in forza all’ndrangheta calabrese per dare una lezione ai parenti. La vicenda traeva origine dalla promessa della Magri di acquistare l’appartamento di San Giorgio in cui, prima della morte del fratello di suo marito, avevano vissuto la moglie e il figlio di quest’ultimo. L’accordo tra le parti era stato fissato in 120mila euro, la metà da corrispondere subito e il resto con una seconda tranche. Denaro questo alla fine mai sborsato stante l’insufficiente disponibilità economica della 56enne; quando le richieste della controparte si erano fatte più pressanti aveva così deciso di «toglierseli entrambi dalle scatole per almeno sei mesi», come si era evinto dalle intercettazioni, chiedendo “aiuto” ad Antonio Loprete, 56enne risultato essere organico alla cosca dei Bellocco di Rosarno e al figlio Giuseppe Loprete. I due che in un primo momento avevano girato la questione ad un loro parente, erano quindi partiti, la sera del 24 gennaio 2018, alla volta di Bagnolo. Ma, grazie alle intercettazioni, la polizia giudiziaria reggina li aveva fermati subito. Fallito, dunque, il primo tentativo, la Magri non datasi per vinta aveva riassegnato l’incarico ad altre sue vecchie conoscenze, Fabio Campagnaro e Alberto Reale, entrambi padovani, truffatori gravitanti negli ambienti dei reati fiscali e finanziari. Ma anche in questo caso il pestaggio programmato per il 14 marzo 2018 era sfumato. Le forze dell’ordine però nulla avevano potuto tre mesi dopo quando, il 19 giugno, il nipote della Magri uscendo da una tabaccheria a Governolo era stato avvicinato ed aggredito da tre individui poi individuati in un moldavo e due albanesi. Il colloquio in carcere verrà condotto dal giudice per le indagini preliminari Beatrice Bergamasco.