ROVERBELLA – Villa Gobio un patrimonio di storia, arte e cultura che sempre più va radicandosi nel territorio e tra la comunità roverbellese all’indomani della decisione assunta dal Comune di acquisire lo stabile.
Un “monumento” che ha testimoniato ed ha raccontato attraverso vari suoi angoli caratteristici, vedi, ad esempio, il Napoleon, nel secolo scorso una delle sale da ballo tra le più frequentate del mantovano, tanti passaggi della storia di Roverbella.
Villa che poco tempo fa è divenuta la protagonista anche di una tesi di laurea di una giovane laureatasi in architettura e al tempo stesso di una pubblicazione.
Pubblicazione che ne giorni scorsi il sindaco, Mattia Cortesi, in sala consigliare ha donato al conte Gian Camillo Custoza, affiancato dalla consorte, di passaggio nel capoluogo roverbellese ove la sua famiglia era conosciuta, stimata.
Villa Gobio, edificio sobrio ed elegante, è un classico esempio di quelle decorose abitazioni campestri che i ricchi proprietari terrieri mantovani costruivano sulle loro terre per alloggiarvi al tempo dei raccolti così da seguire meglio i lavori. Originariamente era preceduta da un cortile, chiuso da muro di cinta e da due fabbricati che vennero abbattuti per fare posto alla piazzetta attuale secondo il volere del proprietario Carlo Gobio quando nel 1867 regalò al Comune l’area dinanzi al municipio.
Una lapide con iscrizione in latino ricorda che nel 1713 venne dato dall’allora proprietario Valentino Fanegota un sontuoso ricevimento in onore dell’imperatrice Elisabetta Cristina, moglie di Carlo V, di passaggio da Roverbella dopo essere stata a Mantova.
Nel 1796 a Villa Gobio stabilirono il loro quartier generale gli austriaci e poco dopo vi si insediò il vincitore Napoleone.
Nel 1866 vi soggiornò il principe Umberto, figlio del re Vittorio Emanuele II, di ritorno dalla sfortunata battaglia di Custoza.