Calcio Serie C – Possanzini: “Mantova, entusiasmo contagioso. Ma serve equilibrio”

MANTOVA Chiede scusa per la voce, sforzata nel corso dell’allenamento. Ma non nasconde la soddisfazione per quello che sta nascendo e l’entusiasmo che sta generando. Davide Possanzini ha cominciato a plasmare il suo Mantova, in un clima tropicale che certo non gli facilita il lavoro. I cronisti gli fanno notare che il giorno della presentazione la rosa era composta da non più di 3-4 elementi, mentre ora siamo a quota 22: «Non me l’aspettavo nemmeno io – ammette l’allenatore biancorosso – . Sì, ero ottimista. Però non credevo arrivassimo a questo numero. Tuttavia, quello che più mi inorgoglisce è come sono arrivati tutti questi giocatori. La società mi ha coinvolto, ogni scelta è stata condivisa con il ds Botturi che ha fatto un grande lavoro, agendo con pazienza e lungimiranza. Abbiamo preso giocatori di indubbia qualità, che per venire a Mantova hanno rinunciato a contratti più vantaggiosi. Ora sta a me mettere insieme il tutto».
Dicevamo dell’entusiasmo. Duecento persone al primo allenamento, in un giorno feriale di metà luglio, con canicola terrificante, non era affatto scontato. Possanzini se ne compiace ma, da ex calciatore che un po’ ne ha viste, predica prudenza: «L’entusiasmo è contagioso e noi per primi faremo di tutto per alimentarlo. Ma dobbiamo andarci piano. Guai a scordarci dov’eravamo un mese fa. C’è tanta strada da fare, bisogna procedere a step. Il segreto è trovare il giusto equilibrio».
Prima dell’allenamento, il mister ha tenuto alla squadra il tradizionale discorso: «Cosa ho detto ai ragazzi? Che voglio coraggio. Non ci si può fermare sull’errore. Sbagliare è umano, anzi bisogna avere “il coraggio” di sbagliare». Di sicuro Possanzini avrà tempo e modo per inculcare il suo credo alla squadra. Tantopiù che l’inizio del campionato (previsto per il 27 agosto) quasi sicuramente slitterà di una o forse due settimane, a causa dei ricorsi e controricorsi delle società bocciate in fase di iscrizioni. «Tempo guadagnato per noi, ma tempo perso per il calcio italiano – è l’amara constatazione del mister – . In 20 anni non è cambiato nulla, l’immobilismo assoluto. Qualche riflessione prima o poi dovremo pur farla».