Calcio Serie D – Mantova, la quarantena di Cuffa: “Quanto mi manca il campo!”

Matias Cuffa
Matias Cuffa

MANTOVA «Qui la quarantena comincia a esser dura… Il massimo dello svago è diventata la passeggiata con Baloo, il mio cane».  Matias Cuffa non ha perso il buonumore. La clausura forzata ha reso uguali anche le sue giornate, ma l’allenatore del Mantova, rimasto in città con la famiglia, cerca di mantenere alto il morale.
 Almeno sarà felice il tuo cane, vero Matias?
«Non del tutto, visto che non possiamo allontanarci dall’isolato. Però, dai, di questi tempi l’importante è star bene».
 Che altro fai per arrivare a sera?
«Gioco con mio figlio Simone, che non mi ha mai visto per così tanto tempo a casa  (ride, ndr). Idem mia moglie Angela. E poi sono in contatto con i miei genitori e i miei cinque fratelli in Argentina: ci videochiamiamo tutti i giorni, anche di notte per via del fuso orario. Là il virus non ha ancora attecchito come in Italia, perciò non si rendono bene conto della gravità della situazione».
 Hai mantenuto il contatto con i giocatori?
«Certo, mi sento spesso con lo staff. E poi chiamiamo i ragazzi: dobbiamo controllare che facciano gli esercizi concordati, non tanto per tenersi in forma, quanto per non stare fermi».
 Cosa ti manca di più in questo periodo?
«Tutto quello che riguarda il calcio, che è la mia professione e la mia vita: il campo, lo spogliatoio, il contatto con la gente… È un distacco nuovo, che nemmeno nei mesi estivi si avverte in maniera così forte».
 Credi si possa ripartire a maggio/giugno?
«Difficile. Molto difficile. Siamo fermi da due mesi, che diventeranno tre o forse quattro, con 10 partite ancora da giocare… Ma poi la vera domanda è: siamo sicuri che per maggio o giugno sia tutto passato? In Serie A troveranno il modo per ripartire, ma quello è un altro mondo. Per i dilettanti la vedo dura».
 Che fare in caso di stop anticipato?
«Dopo due grandi stagioni, penso che il Mantova meriterebbe di salire in C. Non sarebbe giusto annullare la stagione, anche per gli investimenti che il Mantova ed altre società hanno compiuto».
 Dal tuo punto di vista, è stato un anno incredibile…
«In 10 mesi sono passato da calciatore ad allenatore della Juniores, poi allenatore in prima squadra e adesso questa pandemia… È come se avessi vissuto 10 anni in uno! Sono davvero grato al Mantova per la possibilità che mi ha dato».
 Cosa hai imparato in questi mesi da allenatore, che magari ignoravi da calciatore?
«Da calciatore pensi a te stesso, da allenatore devi pensare per 30. Ho capito quanto siano importanti quelli che giocano di meno e quanto sia fondamentale tenere tutti sulla corda. E poi la bravura e l’affiatamento dello staff tecnico: è un altro degli aspetti che fa la differenza».
 Saresti pronto ad allenare il Mantova anche in C?
«Quella dell’allenatore è la mia strada, ma so che devo crescere. Chi lo sa, vediamo. Dipende da tante cose, non certo e non solo da me».
 Intanto speriamo di tornare presto alla normalità…
«Eh sì, non vedo l’ora. Nell’attesa lasciami salutare i tifosi: buona Pasqua a tutti!».

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