Opere d’arte mai vendute nè restituite: procacciatore d’affari a giudizio

MANTOVA Un 62enne procacciatore d’affari di Ripalta Cremasca è finito a processo, a Cremona, con l’accusa di appropriazione indebita aggravata dall’abuso di prestazione d’opera perpetrata ai danni di un mantovano. Nel maggio del 2017 infatti un 79enne appassionato d’arte di Viadana aveva affidato in conto vendita all’imputato due dipinti e tre preziosi volumi artistici, per un valore complessivo di 28.500 euro, Secondo gli accordi pattuiti, il mediatore d’affari aveva termine fino al 31 ottobre 2018 per vendere o restituire le opere. Ma alla scadenza il viadanese non si era però visto corrispondere né il prezzo di vendita, né tanto meno la restituzione dei beni consegnati. Inevitabile a quel punto la denuncia. Nello specifico l’accusato è chiamato a rispondere di una raccolta di figure sacre e profane miniate di intarsi oro Ghisleri, copertina in tessuto, della casa editrice Cosimo Panini del valore 5mila euro, di un libro d’oro della Vergine Maria, raccolta di immagini sacre della Madonna (valore 3mila euro), della Divina Commedia, copia dell’edizione originale conservata nella Galleria Marciana di Venezia (valore 3mila euro), di un dipinto originale (77×57) del pittore Bernardo Siciliano (valore 12mila euro) e di un dipinto originale, olio su tela, di G. Frangi (valore 5mila euro). Al processo, il 79enne viadanese si è costituito parte civile. In aula l’imputato ha raccontato di avere a sua volta consegnato le opere a una persona di fiducia, in seguito deceduta, affinché cercasse un acquirente in Germania; e di non avere poi avuto modo di parlarne con i figli e con gli eredi. Si è detto comunque intenzionato a recuperare i beni. Il giudice ha quindi concesso alle parti un margine di tempo, per definire un eventuale accordo tra le parti e chiudere così la questione, rinviando alla seduta del 25 marzo.