Quando il neo cardinale Pierbattista Pizzaballa fu ospite della diocesi di Mantova

MANTOVA Padre Pierbattista Pizzaballa, dell’Ordine dei frati minori, nel recente concistoro è stato nominato cardinale. Autorevole e carismatico tessitore di pace, dall’aspetto umile e bonario, è oggi il massimo referente della Chiesa Cattolica nei luoghi dove visse Gesù. Per 4 mandati “Custode di Terra Santa”, è Amministratore Apostolico del Patriarcato Latino di Gerusalemme. Di origine bergamasca, formatosi tra Rimini, Ferrara e Bologna, ha completato gli studi in Teologia Biblica a Gerusalemme, dove vive dal 1990. In tempi recentissimi, su invito della Diocesi, trascorse nella città virgiliana un’intensa due giorni, in cui visitò il monastero delle Clarisse e il convento dei confratelli francescani, incontrò i mantovani assiepati nella chiesa di San Leonardo e si raccolse in preghiera nella cripta di S. Andrea, davanti ai Sacri Vasi. In quell’occasione accettò l’intervista che riproponiamo. Per l’età relativamente giovane (58 anni), per essere il primo patriarca latino di Gerusalemme insignito della porpora cardinalizia e per la sua perfetta padronanza biblica e linguistica (conosce il greco e il latino, ma anche l’ebraico e l’arabo).

 Come convivono religioni diverse? Quali i concreti rapporti tra Ebrei, Cristiani ed Islamici? Posto che la vita reale determina le dinamiche relazionali, e che ogni luogo ha le sue situazioni, in genere le comunità vivono “insieme”, senza peraltro produrre una vera “convivenza”. Le complicanze a livello politico non si ripercuotono propriamente sui rapporti religiosi, anche se i contrasti tra le Chiese non si appianeranno agevolmente: un millennio di ostilità non si esaurisce in breve tempo, a comando.

 Un problema spinoso, la questione palestinese: come si realizza, nel quotidiano, la compresenza di Israeliani e Palestinesi? Per il futuro, distensione o guerra infinita? La Palestina è stata martoriata da profonde ferite, in decenni di incomprensioni e relazioni conflittuali. Una possibile risoluzione della crisi si farà attendere a lungo. Tante le questioni aperte e di non facile superamento, a breve e medio termine. Tra le file delle due parti tuttavia, molte organizzazioni si stanno impegnando per la pace. Mi permetto qualche indicazione: non porsi obiettivi troppo elevati; non vivere nella paura; non temere i cambiamenti; tessere relazioni da cui far nascere condivisioni; impostare un dialogo tra le persone, non tra le religioni; pregare ed incrementare i pellegrinaggi (portando lavoro a tutti, sono una forma concreta di solidarietà). 

 Il diffuso clima teso e talvolta violento influenza i residenti? “Se 2 elefanti si contendono l’erba, a risentirne è l’erba (i residenti)”. Il conflitto politico ha mortificato la vita civile. Negli ultimi tempi, si registra un leggero deterioramento della situazione palestinese, specie sul piano economico, con punte di altissima disoccupazione ed estrema povertà. Da religioso, vedo in queste tensioni l’opera di Satana, che si accanisce nei Luoghi Santi.

E’ mai stato minacciato o in pericolo di vita? Ha mai subito attentati? Ho incontrato pericoli nel conflitto in Siria e nel periodo degli attentati a Gerusalemme, senza mai ricevere minacce dirette. Anche l’omicidio di un confratello tempo fa non è riconducibile a ritorsioni politiche, ma rientra nei casi di comune criminalità.

 Un suo commento sulla forte immigrazione islamica in Occidente… Ha suggerimenti per Italia ed Europa? Non bisogna generalizzare, evitando approssimazioni e approcci naif. Non c’è un solo Islam, ma esistono varie nazionalità e culture. Sì all’accoglienza, ma “con criterio”: occorre salvaguardare i diritti nazionali acquisiti, nel rispetto delle proprie tradizioni avite.

 Che cosa pensa delle persecuzioni dei Cristiani nel mondo? Oggi essere cristiani significa fare testimonianza di fede, e questo richiede di mettere in gioco la propria vita. Il fenomeno ha tristemente dimensione planetaria.

 E’ stato testimone di qualche significativo episodio? Due miei ricordi gratificanti sono legati a Papa Francesco. Carica di emozione la preghiera comunitaria che nel 2014 ha riunito esponenti delle Chiese ortodossa, armena e cattolica: da circa un millennio (1054) non avevano frequentazioni! Altrettanto significativo è stato per me l’incontro di preghiera, realizzato in Vaticano la settimana successiva, tra Abu Mazen e Shimon Peres. Sorvolo sugli innumerevoli ricordi negativi.

 Dopo 30 anni nei Luoghi Santi, che sensazione ha provato nella cripta, davanti al Preziosissimo Sangue? La visita mi ha immediatamente riportato al Getsemani e al Santo Sepolcro. Ho apprezzato il devoto attaccamento dei mantovani a questa preziosità cristiana.

 Quanti confratelli conta l’attuale comunità francescana di Gerusalemme? Di che età? La Custodia di Terra Santa è affidata a 300 religiosi, appartenenti a 30 diverse nazionalità. L’età media è di 58-60 anni.

 Si registrano nuove vocazioni in Terra Santa? Nel Seminario diocesano sono iscritti 40 seminaristi; altrettanti francescani sono in corsa per la Custodia di Terra Santa.

In quale lingua comunicano i frati? L’italiano è predominante, ma di recente si sono affiancati inglese e spagnolo. Nella Diocesi si parla arabo.     

Luciana Astolfi